Lo sviluppo al pirogallolo crea questa intonazione leggermente seppiata al negativo. Non si tratta nè di un errore di fissaggio o di lavaggio. E’ il cosiddetto effetto “stain” che porta a diversi vantaggi in fase di stampa.
La luce a disposizione nell’officina non era ottimale, proveniva da alcuni neon a soffitto e da qualche piccolo lucernario posizionato in cima al capannone


Problema: nonostante io abitualmente batto il bordo della tank sul piano di lavoro per fare in modo che eventuali bolle d’aria adese all’emulsione si distacchino così da permettere allo sviluppo di agire uniformemente su tutto il negativo, in questo rullo le bolle sono rimaste adese non solo sul primo, ma anche sul secondo e sul terzo fotogramma. Il problema non è certo dipeso dalla pellicola, e neppure dallo sviluppo, anche perchè prima di iniziare lo sviluppo ho effettuato un prebagno in acqua di alcuni minuti, che dovrebbe scongiurare l’adesione delle bolle d’aria all’emulsione. Il problema, indubbiamente, è stato causato da un non corretto caricamento della pellicola all’interno della spirale
Un ingrandimento del bordo del primo fotogramma rivela che in alcuni punti non solo lo sviluppo, ma neppure il fissaggio hanno raggiunto l’emulsione. Probabilmente l’emulsione in alcuni punti si è letteralmente incollata al fotogramma successivo, invalidando tutto il processo
E il seguente… avevo realizzato questa sequenza di immagine per valutare il comportamento della pellicola Bergger rispettivamente senza filtri, con filtro arancio e con filtro rosso
Anche a causa del fatto che le “bolle” hanno inibito lo sviluppo proprio in una zona omogenea dell’immagine, anche se di lato, l’immagine risulta inutilizzabile, a meno di non riquadrarla in fase di stampa. L’argentico è così, una sfida continua, spesso si vince. A volte… si perde.
Il positivo del negativo precedente. La messa a fuoco è stata fatta sul bordo del binario tagliato; diaframmando a f/16 è stato possibile aumentare la nitidezza davanti e dietro al binario. Ho usato la lente addizionale Rolleinar 1 per potermi avvicinare maggiormente al binario e ingrandirlo.

Un ingrandimento del bordo in basso a destra del fotogramma. La scritta Bergger, come già visualizzato in precedenza, è lunga 5mm sul negativo.

La giornata era serena; per alcuni scatti ho utilizzato il filtro arancio, per dare più corpo al cielo.
Per fotografare il binario, posizionando la fotocamera alla sua stessa altezza e non con una prospettiva dall’alto, ho divaricato le gambe del treppiedi alla massima posizione, grazie alla possibilità di posizionarle su differenti angoli: 25°.46°.66°.89°. Il treppiedi Manfrotto 190 non consente però di separare la colonna in due moduli, o di collegare direttamente la testa alla crociera. In questa situazione, con le gambe del treppiedi completamente divaricate la testa non riesce ad abbassarsi perchè bloccata dalla lunghezza della colonna perpendicolare al terreno. E’ però possibile posizionare la colonna, una volta completamente estratta, a 90 gradi rispetto alla crociera, in questo modo è possibile posizionare la fotocamera quasi ad altezza terra, ed era quello che mi occorreva per fotografare il binario con la prospettiva che cercavo.
Un altro scatto con prospettiva quasi a livello del suolo. Il cielo sullo sfondo era quasi in controluce, il filtro arancio non è riuscito a scurirlo, anche se la porzione di cielo era serena; è possibile comunque bruciare leggermente quella porzione di cielo in fase di stampa, per dargli più corpo.

Conclusioni
La Bergger Pancro 400 si è rivelata un’ottima pellicola anche in formato 120. Grazie al fatto che il 120 è steso su PET anzichè su triacetato il fondo è molto più cristallino, praticamente esente da maschera e, vantaggio di secondo piano ma non trascurabile, asciuga più rapidamente rispetto al triacetato. Mentre bisogna prestare attenzione durante il caricamento di una pellicola su base PET in formato 135 causa il rischio che la luce, condotta come attraverso una fibra ottica, veli o si infiltri fino al primo fotogramma – a meno di non caricare la pellicola in una situazione dove sia presente poca luce – nel formato 120 il problema non si pone perchè la pellicola è completamente avvolta nella sua carta di protezione e non vede la luce durante la fase di caricamento.
Il formato 120, come noto, si presta a ingrandimenti maggiori senza che la grana sia quasi percettibile, nonostante la Bergger Pancro sia appunto una 400 ISO. Sia lo sviluppo in pirogallolo che in R09 Spezial hanno data risultati più che soddisfacenti. La naturale morbidezza di questa pellicola permette una gamma tonale superiore; il livello di contrasto desiderato lo si decide poi in fase di stampa.
In accoppiata con una fotocamera medio formato che io ritengo ancora oggi straordinaria come la Rolleiflex, sia la fase di scatto che il risultato finale mi hanno ampiamente soddisfatto.
Non va dimenticato, per concludere, che questa pellicola è disponibile anche in piana 4x5″, 13x18 cm e 8x10″.