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Fotografia analogica

a cura di Gerardo Bonomo
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La Fotografia è nata ormai oltre centocinquant’anni fa

Attraverso le prime, casuali, sperimentazioni, si è nel tempo trasformata in una tecnologia con risultati ripetibili e con lo scopo primario di riprodurre il più fedelmente possibile la realtà.

Se agli inizi la Fotografia era ambito dei primi inventori, sperimentatori e fotografi, anche grazie all’avvento del digitale è diventata una forma di comunicazione per immagini alla portata di tutti.

Un processo fisico chimico che necessitava di ore perché l’immagine latente si rivelasse e si materializzasse sulla stampa, oggi avviene in una frazione di secondo: l’avvento del digitale, ovvero del sensore per catturare l’immagine latente, ne permette la visualizzazione e la condivisione in un istante.

Nonostante questo indubbio progresso è ancora possibile fotografare attraverso il processo fisico chimico dell’acquisizione dell’immagine latente sulla pellicola, e successivo sviluppo e stampa.

Anche se di fatto è cessata la produzione di fotocamere a pellicola, nel mondo ne esistono ancora milioni di esemplari perfettamente funzionanti, a cominciare da fotocamere dei primi del 900 fino alle ultime fotocamere a pellicola del secondo millennio.

Vengono ancora prodotte le pellicole fotografiche, sia a colori che in bianco e nero, con differenti emulsioni e sensibilità. Viene ancora prodotta tuttala chimica per sviluppare la pellicola e la strumentazione per il processo di sviluppo, a cominciare dalle tank.

Vengono ancora prodotti gli ingranditori da stampa e come per le fotocamere, ne sono disponibili in quantità usati, spesso in eccellenti condizioni d’uso. Viene ancora prodotta la carta da stampa e la relativa chimica.

In una parola, la fotografia analogica non solo non è estinta ma è proprio attualmente ritornata in auge.

E’ un percorso più lento rispetto a quello digitale, non è possibile rivedere immediatamente lo scatto e le variabili in essere dal momento dello scatto al momento della stampa finale sono infinitamente superiori rispetto al procedimento digitale.

Ogni scatto è una sfida.

Ma ogni scatto riuscito è anche una soddisfazione unica, assoluta, che non trova riscontro nel digitale.

E cominciare o ricominciare a scattare su pellicola e a stampare dipende solo da quanto ciascuno vuole mettersi o rimettersi in gioco.

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Colore o bianco e nero?

Nonostante l’introduzione del colore nella fotografia sia stato uno dei più grandi progressi  rivoluzionari della fotografia analogica, il linguaggio argentico bianco e nero rimane ancora oggi il più immediato e raffinato, senza contare il fatto che il procedimento bianco e nero è assolutamente alla portata di tutti, meno quello a colori.
Tutti possono arrivare a stampare una fotografia in bianco e nero, non tutti una fotografia a colori, questo anche a causa del fatto che il procedimento di sviluppo e di stampa del negativo colore è molto più complesso.

Ma non è solo questo. Una stampa in bianco e nero analogica è ancora oggi il linguaggio fotografico universale: basta visitare una mostra fotografica per rendersene conto. In più, per decenni, la fotografia in bianco e nero era l’unico linguaggio fotografico.
Riprenderlo oggi, a distanza di decenni significa riallacciarsi al primo vero linguaggio fotografico, anche se sono ormai passati quasi due secoli dalle prime sperimentazioni.

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Per iniziare basta poco

Una fotocamera a pellicola in formato 35mm, un paio di obiettivi, un grandangolare e un normale, o un medio tele; non serve altro, come strumentazione, per cominciare.

Per quanto riguarda la pellicola ancora oggi non c’è che l’imbarazzo della scelta sia come marchi che come sensibilità disponibili.

Lo sviluppo del negativo in bianco e nero richiede solo una tank, un termometro, una provetta graduata e naturalmente la chimica necessaria.  E non è difficile imparare a inserire la pellicola esposta nella spirale e poi nella tank. Non serve neppure un locale dedicato: usando una changing bag è possibile caricare la tank senza bisogno di una camera oscura, ovvero del buio assoluto.

E poi c’è la stampa: qui invece un locale, anche piccolo, dedicato, è necessario: serve un ingranditore, naturalmente, di nuovo un termometro – lo stesso che si usa per lo sviluppo del negativo, e tre bacinelle. Non è necessario che il locale disponga di acqua corrente, necessaria solo al lavaggio finale delle stampe. Imparare a stampare per raggiungere un buon livello, invece, richiede tempo e molta applicazione, ma alla fine arrivare a una stampa “decente” è nuovamente alla portata di tutti.

Anche i costi sono molto abbordabili, sia per quanto riguarda la fotocamera e gli obiettivi, naturalmente usati, che la tank e l’ingranditore, di nuovo usato – oggi sono pochissime le aziende che producono ancora ingranditori -.

Il materiale “consumabile”, di nuovo, ha prezzi abbordabili, dalle pellicole alla chimica fino alla carta per stampare.

 

La prima scelta da fare: la fotocamera

Piccolo, medio e grande formato. Visto che sono ancora prodotte pellicole per tutti questi formati il limite non è certo nella mancanza della pellicola in un dato formato.

E’ un fatto che più è grande il formato del fotogramma, migliore sarà la resa sulla stampa finale, ma è altrettanto un fatto che ci sono generi fotografi dove è possibile lavorare in grande o medio formato, altri dove il piccolo formato è invece la scelta più idonea e più pratica.

Partiamo quindi dalle fotocamere piccolo formato, ovvero che producono fotogrammi 24x36mm: accettano un vastissimo numero di differenti pellicole, hanno un’autonomia di 36 pose, sono estremamente facili da caricare, scaricare e nuovamente caricare nella tank per il successivo sviluppo.

Sono preferibili le fotocamere meccaniche, ovvero prive di autofocus, più in linea con il concetto di fotografia in bianco e nero, dove la previsualizzazione, l’inquadratura e la selezione del punto di fuoco vanno di norma realizzate manualmente, senza ausilii elettronici.

Le fotocamere a pellicola non sono praticamente più prodotte ma ne esiste una disponibilità “immensa” sul mercato dell’usato, in differenti condizioni d’uso e prezzo.

Nikon, Canon, Olympus, Pentax, Yashica, Minolta giusto per citare alcuni nomi.

Nel mercato dell’usato, sia in termini di disponibilità di corpi macchina che di obiettivi, probabilmente Nikon è il brand più diffuso, non c’è che l’imbarazzo della scelta e sono prodotti a loro volta molto facili da rivendere, quando necessari.

 

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