FOTOGRAFARE ALL’INFRAROSSO CON LA PELLICOLA ROLLEI INFRARED
https://youtu.be/xDxJWcuno94
Fotografare in bianco e nero all’infrarosso restituisce una realtà che ha del magico, dell’onirico.
La vegetazione diventa completamente bianca, i cieli sereni completamenti neri.
L’attrezzatura è quella di sempre: una fotocamera 24×36 o 6×6, un treppiedi, naturalmente un particolare filtro chiamato IR72 che fa passare solo l’immagine della realtà all’infrarosso, e naturalmente una pellicola adatta, come la Rollei Infrared, disponibile sia in formato 135, che 120 che in pellicola piana 4×5”.
Non è il primo video e il primo articolo che realizzo sull’infrarosso, troverete altri video sul mio canale e gli articoli, compreso quello di questo video, sul mio sito www.gerardobonomo.it
https://www.gerardobonomo.it/2018/03/23/kodak-infrared-una-pellicola-leggendaria/
Buona visione e buona lettura
Gerardo Bonomo
Visione umana e visione fotografica
Noi vediamo a colori, in tridimensione e con un angolo di campo che, se includiamo la visione periferica, supera i 100°.
Parlando del colore, dello spettro luminoso noi vediamo dai 400 ai 750 nanometri, ovvero dal viola fino al rosso, passando dall’azzurro, al verde fino al rosso
Non siamo in grado di vedere né gli ultravioletti né l’infrarosso
Le pellicole fotografiche indipendentemente che siano a colori o in bianco e nero sono sensibili a uno spettro che vai dai 350 fino ai 650 nanometri. Sono le pellicole cosiddette pancromatiche e a loro volta, non sono in grado di vedere la radiazione infrarossa.
Per poter registrare su pellicola un’immagine all’infrarosso occorre innanzitutto una pellicola che sia appunto sensibilizzata fino ai 700, 750 nanometri e un filtro, chiamato IR 72, che ferma tutta la radiazione del visibile a fa passare esclusivamente l’immagine infrarossa
Come viene riprodotta la realtà fotografata all’infrarosso?
Abbiamo appena detto che occorre innanzitutto una pellicola sensibile all’infrarosso. Nel bianco e nero, per anni, la migliore pellicola è stata la Kodak High Speed Infrared, una pellicola talmente sensibile all’infrarosso che andava caricata nella fotocamera ed estratta completamente al buio. Inoltre andava caricata nella spirale, anche la parte iniziale, completamente al buio, e sviluppata completamente al buio.
Oggi questa pellicola non è più disponibile, ma esistono altre pellicole sensibili all’infrarosso, come la Rollei Infrared.
L’immagine infrarosso registrata sulla pellicola rivela le parti serene del cielo completamente nere sulla stampa finale, gli specchi d’acqua calmi a sua volta completamente neri e grazie all’effetto Wood, tutta la vegetazione cadùca, ovvero che perde le foglie – e i prati – grazie al fatto che è intrisa di clorofilla, quindi di acqua, rivela la vegetazione sulla stampa finale molto chiara, fino ad arrivare al bianco assoluto, come se avesse appena nevicato. Porta quindi a delle immagini inusuali e completamente oniriche.
la Rollei Infrared
La Rollei Infrared una pellicola disponibile sia in formato 24x36mm, che in formato 6×6 e in formato pellicola piana 4×5”.
Qui di seguito la scheda tecnica: INFRARED_Datenblatt_EN_R012101
In una delle immagini potete vedere la precedente livrea nera e la nuova livrea azzurra. e la nuova confezione in pellicola piana 4×5”.
E’ stesa su base P.E.T., quindi è più sottile delle convenzionali pellicole stese su triacetato, è più trasparente, ha una maggiore stabilità dimensionale e asciuga in poche decine di minuti. la risoluzione è di 160 l/mm, quindi notevole.
Essendo molto sottile ha uno strato antihalo molto più spesso che necessita, prima dello sviluppo, di un prebagno di un minuto in acqua del rubinetto a 20 gradi.
La sua sensibilità spettrale parte dai 350 nanometri per raggiungere il picco massimo intorno ai 650 nanometri per poi scendere di sensibilità mantenendola comunque fino ai 780 nanometri.
La sensibilità nominale è 400 ISO, può quindi essere usata anche come una normale pellicola pancromatica, ma se utilizzata con il filtro IR 720 registrerà solo l’immagine infrarosso.
La Nikon F-601 AF
Per questo articolo ho utilizzato una Nikon F-601 AF, una fotocamera prodotta dal 1991 al 1993, sia in versione autofocus che manual focus.
Dispone di esposimetro incorporato selezionabile su lettura Matrix, media ponderata al centro e spot. Dispone del lettore del codice DX della sensibilità della pellicola che può comunque essere impostata anche manualmente. Può lavorare in modalità completamente manuale, in priorità di diaframmi, in priorità di tempi e in Program. L’otturatore lavora da 1/2000 fino a 30 secondi e a seguire la posa B. Il pulsante di scatto dispone di attacco filettato per poter remotare lo scatto e mantenere l’otturatore aperto durante la posa B. Può montate sia le ottiche Nikon AF che le ottiche Ai e Ais Manual Focus. Dispone di un display sulla calotta per controllare tutte le impostazioni e all’interno del mirino di un secondo display verde retroilluminato, nuovamente per controllare le principali funzioni, Lavora sia in AF che in manual focus, qui assistita da un telemetro elettronico visibile nel mirino. Incorpora un piccolo flash TTL e ha la slitta flash TTL Nikon, Permette la staratura intenzionale dell’esposizione sia dell’otturatore che del flash, il bracketing di scatto in sotto e sovraesposizione, il blocco sia dell’esposizione che del punto di messa a fuoco AF. Il caricamento è automatizzato, così come il trascinamento e il riavvolgimento.
E’ alimentata da una batteria da 6 V ancora perfettamente reperibile in commercio, denominata DL223A o CR-P2, in grado di gestire bel 75 rulli da 36 pose – con flash disinserito. Non dispone di nessun tempo di scatto meccanico, senza batteria non è in grado di funzionare anche perché come già detto, anche il trascinamento è elettrico. Dispone anche di autoscatto elettronico. Quindi una fotocamera più che completa ma, esattamente come la maggior parte delle fotocamere AF degli anni 90, di qualsiasi marca, si trova sul mercato dell’usato a un prezzo irrisorio.
L’obiettivo utilizzato: Nikon AF 18-35mm f/3.5-4.5 D IF ED
Ho utilizzato un Nikon AF 18-35mm f/3.5-4.5 D IF ED è un obiettivo grandangolare per formato FF e APS-C, prodotto dal 2000 al 2013 (fuori produzione). La messa a fuoco avviene tramite Motore AF della reflex, non è presente stabilizzazione d’immagine, Può essere utilizzato anche sulle reflex Nikon Manual Focus avendo la ghiera dei diaframmi. Lo schema ottico è di 11 elementi in 8 gruppi, tra cui alcune lenti Ed ( Extra Low Dispersion ). Il diaframma è composto da 7 lamelle, la messa a fuoco, IF, è interna, quindi cambiando la distanza di fuoco l’obiettivo non si allunga né si accorcia; è compatibile anche con le fotocamere digitali di Nikon sia FF che APS. l’angolo di campo va da 100,5 fino a 63,5° e la minima distanza di fuoco è ridotta ad appena 0,33m. Il diametro filtri è di ben 77mm, il peso è davvero esiguo 370gr, e le dimensioni altrettanto, solo 83x83mm. Un compagno ideale sia per il paesaggio che l’architettura e la street photography. Il prezzo sul mercato dell’usato è davvero esiguo. Non dispone di stabilizzatore d’immagine.
La corretta esposizione
Anche se la Nikon F-601 AF ha un ottimo sistema esposimetrico che può essere impostata su matrix, media ponderata al centro e spot, io preferisco sempre usare un esposimetro esterno e un cartoncino Kodak Gray Card. Qui di seguito la brochure: KODAK-Gray-Card-R27-brochure
Come esposimetro ho utilizzato Al solito il Sekonic Flashmate L-308x, in grado di valutare sia le esposizioni in luce riflessa che il luce incidente fino a pose di 60 secondi. Display retroilluminato per lavorare anche condizioni di scarsa luminosità, è alimentato da una comune batteria stilo AA da 1,5v. per questo lavoro ho posizionato il cartoncino al posto soggetto e ho preso l’esposizione in luce riflessa alla sensibilità nominale della Rollei Infrared, quindi 400 ISO. Ho poi provveduto a fare comunque dei bracketing sia senza che con il filtro montato.
Un’alternativa alla Rollei Infrared, la Rollei Retro 80S
La Rollei Retro 80S, disponibile in formato 135 e 120 ma non in pellicola piana, può essere un’alternativa alla Rollei Infrared per chi non gradisce l’eccessiva oniricità appunto della fotografia infrarossa: la sua sensibilità spettrale arriva infatti fino a ben oltre i 750 nanometri: senza ricorrere al filtro IR 720, ma usando un “comune” filtro rosso 25A, è possibile già ottenere un notevole annerimento del cielo e un ottimo schiarimento della vegetazione. Il filtro 25A assorbe meno stop rispetto al IR 720, ma la ridotta sensibilità della Rollei retro 80s, solo 80 ISO, in molte situazioni esige comunque l’uso del treppiedi; c’è però il vantaggio che con il filtro rosso montato è possibile continuare a controllare l’inquadratura e, parlando della Nikon F-601 AF, con il filtro 25A montato il sistema AF continua a funzionare. Di contro la risoluzione arriva a ben 180 l/mm. Una pellicola certamente da sperimentare nell’ambito del “parainfrarosso”.
Qui di seguito le caratteristiche tecniche: RETRO80S_Datenblatt_EN_R012101
Il filtro IR 720
Come già accennato, il filtro IR 720 blocca tutta la radiazione del visibile e fa passare solo la radiazione a partire dai 720 nanometri, è quindi il filtro perfetto per la fotografia IR. Il suo assorbimento è notevole, ma in accoppiata con la Rollei Infrared è , in base alla radiazione IR presente sulla scena, intorno ai 2, 3 stop. Una volta montato il sistema AF non è più in grado di funzionare, la messa a fuoco va fatta quindi prima di montare il filtro portando poi il selettore della messa a fuoco su MF per evitare, una volta premuto il pulsante di scatto, che il sistema AF si attivi portando ovviamente a una foto completamente sfuocata.
Il filtro IR 720 è disponibile in cristallo ottico prodotto da diverse aziende, come Hoya, Heliopan, B+W, giusto per citarne alcuni. Lo svantaggio di questi filtri è che naturalmente è necessario disporre di un filtro per ogni diametro di obiettivo; parlando del mondo Nikon soprattutto degli obiettivi Ai e dei primi obiettivi Af “ normali” la maggior parte degli obiettivi ha il diametro filtri 52mm; ma non esistono solo gli obiettivi diametro 52mm e soprattutto non esiste solo Nikon. Una prima possibilità è quella di acquistare u filtro ottico del diametro corrispondente all’obiettivo con il massimo diametro filettato; quando si usano obiettivi con diametro inferiore basta mantenere il filtro davanti all’obiettivo o fissarlo all’obiettivo in modo temporaneo con del nastro adesivo di carta.
Ma non esistono solo i filtri filettati circolari, esistono anche filtri quadrati, o circolari, detti universali, come quelli che ho impiegato in questo articolo, prodotti da Cokin. Per la precisione ho usato il filtro circolare Cokin P0007
LA SOLUZIONE COKIN
Cokin è un’azienda francese che ha iniziato a fabbricare filtri negli anni 70, per la precisione nel 1973.
Produce filtri quadrati di tre dimensioni – e alcuni filtri circolari – realizzati in un particolare metacrilato che ha lo stesso indice di rifrazione dei filtri ottici, con la differenza che se cadono per terra non si rompono ma al massimo si sbeccano i bordi.
Usando un solo holder e un solo filtro, cambiando semplicemente l’anello filettato in metallo che si monta sull’obiettivo è possibile utilizzare lo stesso filtro su differenti diametri di obiettivi semplicemente cambiando l’anello adattatore
Basato principalmente su filtri quadrati, questi richiedono un supporto (Holder) che è fissato all’obiettivo tramite un semplice anello adattatore ( Adapter Ring ) delle dimensioni appropriate. A differenza dei filtri circolari con filettatura a vite, ciascuno legato a lenti di un diametro specifico, quelli del sistema possono essere utilizzati con qualsiasi lente, a condizione che siano sufficientemente grandi da coprirla a sufficienza. (Potrebbe essere necessario sostituire solo l’anello adattatore).
Che cos’è il CR-39
Questo capitolo lo potreste anche saltare a piè pari, ma io lo considero importante per il fatto che i filtri Cokin non sono realizzato in vetro minerale o cristallo ottico ( vetro crown ) come la maggior parte dei filtri circolari ma in CR-39, un vetro organico che ha dei vantaggi rispetto al vetro, a cominciare dal fatto che è praticamente infrangibile, rispetto al vetro crown usato di norma per i filtri a vite, è più leggero ed è comunque resistente ai graffi ( questo non significa che può essere pulito con la carta vetrata… Detto questo, se non volete farvi sopraffare da un capitolo di chimica/fisica/ottica, potete anche passare al capitolo successivo.
I filtri Cokin sono prodotte utilizzando un vetro organico CR-39. Il CR39 o poliallil-diglicol-carbonato (PADC) è un polimero plastico appartenente alla classe dei poliesteri.: tutti i filtri Cokin sono realizzati in vetro organico CR-39 – originariamente lanciato per l’industria delle lenti da vista, il vetro organico CR-39 vanta diverse caratteristiche principali:
Extra leggero
Altamente resistente agli urti, il che significa che fotografi, operatori video e cameraman possono maneggiare i filtri in tutta sicurezza e sicurezza
Il poli(allil diglicole carbonato) (PADC) è una plastica comunemente usata nella produzione di lenti per occhiali insieme all’altro materiale PMMA (polimetilmetacrilato). Il monomero è l’allil diglicole carbonato (ADC). Il termine CR-39 si riferisce tecnicamente al monomero ADC, ma è più comunemente usato per riferirsi alla plastica finita.
L’abbreviazione sta per “Columbia Resin #39”, che era la 39a formula di una plastica termoindurente sviluppata dal progetto Columbia Resins nel 1940
La Columbia-Resins progettò su ordinazione un altro materiale avente lo scopo di realizzare il parabrezza degli aeri militari. Furono testati circa 180 monomeri termoindurenti tra cui fu scelto il composto numero 39 (glicocarbonato di allile) meglio conosciuto come columbia resins 39 o CR39.
Nel 1947 un optometrista di nome Robert Graham intuì le potenzialità che il CR39 poteva avere anche nella produzione di lenti oftalmiche leggere infrangibili e meglio resistenti ai graffi del plexiglass (pmma). Il CR39 è stato inoltre ampiamente impiegato per la rivelazione di tracce nucleari (particelle alfa, prodotti di fissione) mediante attacco chimico della superficie e successiva analisi con microscopio ottico.
Caratteristiche
Questo polimero garantisce proprietà ottiche e meccaniche vantaggiose rispetto al vetro crown, con indice di rifrazione di 1,498 (vetro crown 1,523) e bassa dispersione cromatica ( numero di Abbe 57,8 ) trasmittanza 93%,ma peso specifico 1,39 circa la metà del vetro crown con resistenza all’impatto 4 volte superiore. Bassa protezione UVA. Il CR39 è un materiale più morbido del vetro ed a tale inconveniente si ovvia con opportuni trattamenti antigraffio, il più diffuso è il coating organico. Si tratta di un rivestimento con una vernice antigraffio 4-6 micron realizzato mediante bagno di polisilossano(materiale organico trasparente contenente silice)
Il confronto con altri materiali ottici quali il metacrilato con cui sono costruiti alcuni accessori ottici di qualità medio-bassa quali gli occhiali premontati permette di comprendere la bontà del materiale e la sua diffusione. Il metacrilato pur avendo caratteristiche ottiche molto simili al CR39, ha invece caratteristiche fisico-meccaniche molto inferiori quali la resistenza all’impatto, la durezza superficiale (graffi), alta termolabilità (si altera se esposto al sole) e un basso numero di Abbe con la conseguenza di un’alta aberrazione cromatica (disperde la luce come l’arcobaleno) che ne pregiudica la qualità ottica rispetto al CR39.
Il CR39, nelle leggere varianti prodotte da ogni azienda, risulta essere il materiale di base per le lenti oftalmiche di medio basso potere. La resistenza chimica del CR39 è ottima, la superficie non viene intaccata da diversi solventi: acqua, alcool etilico, trielina, acetone e diluente nitro.
Trattamenti
La resistenza alle abrasioni del CR39 è media, per migliorarla si può effettuare un trattamento indurente sulla superficie in modo da aumentarne la resistenza alle abrasioni.
Un ulteriore trattamento disponibile e consigliato è l’antiriflesso, che permette di ridurre drasticamente i riflessi residui delle superfici. I trattamenti antiriflesso odierni sono molto evoluti e sempre combinati a un trattamento indurente apposito per la lente base e a un trattamento per rendere la superficie esterna (del trattamento) più resistente, meno sensibile allo sporco e all’appannamento. Il CR39 si può colorare normalmente per immersione in un bagno apposito e si possono ottenere tutte le tinte possibili.
( da Wikipedia )
Adapter Ring
l’Adapter Ring, un adattatore in metallo che si avvita all’obiettivo e che è disponibile in diametri che vanno da 36 a 112mm oltre a tre adattatori per Hasselblad ( B50, B60 e B70 e uno per Rolleiflex ( Bay 6). ( sono oltre 29 adattatori che coprono di fatto il diametro di quasi qualsiasi obiettivo al mondo )
Tra le immagini qui riportate potete vedere il Kit Cokin filtri bn che comprende i quattro filtri base per la fotografia pancromatica infrarosso, giallo, arancio, rosso e verde e il Kit Cokin ND che comprende tre filtri Neutral Density.
LA VERSATILITÀ’ DEL SISTEMA COKIN
Mi sembra d averla abbondantemente chiarita: tenete presente che nell’holder, volendo, è possibile inserire contemporaneamente un filtro circolare insieme a tre filtri quadrati; qui abbiamo solo accennato ai filtri IR e ai filtri per il bianco e nero, ma Cokin ha a catalogo decine e decine di altri filtri, come i degradanti, i polarizzatori, gli ND e tutti i filtri per il colore.
GLI ALTRI ACCESSORI PER LA RIPRESA
Ho già accennato.
Innanzitutto, se usate una fotocamera alimentata a batteria portate una batteria di ricambio.
Un esposimetro esterno e relativa batteria di ricambio
Un cartoncino grigio Kodak Gray Card
Una livella a bolla
Uno scatto flessibile
Un buon treppiedi ( Manfrotto MT190 CX PRO 4
Una testa a tre movimenti Manfrotto MHA 3 WG )
Un congruo numero di pellicole
Lo sviluppo della Rollei Infrared
Ho utilizzato chimica Rollei, a cominciare dal Rollei Supergrain
Qui di seguito il link al pdf con le istruzioni complete :rolleirsg24_10
Rollei Supergrain è un moderno sviluppatore a grana fine per pellicole in bianco e nero. SuperGrain offre una qualità dell’immagine superiore con una grana estremamente fine. Produce risultati nitidi, sfruttando appieno la velocità della pellicola. Supergrain è il risultato di un ulteriore sviluppo della classica ricetta AM-74. Può essere utilizzato alla diluizione 1+9, 1+12 e 1+15 ( quella che prediligo ) E’ disponibile in confezioni da 250ml, da 500 ml a da 1 litro
Come arresto ho utilizzato Il Rollei RCS alla diluizione 1+19
Come fissaggio ho utilizzato il Rollei RXA alla diluizione 1+4
Ecco la procedura, tutta a 20°C
Prebagno in acqua del rubinetto di almeno 2 minuti per smantellate lo stratto antihalo, è sufficiente ruotare la tank con l’apposito strumento anziché fare dei rovesciamenti
Sviluppo Rollei SuperGrain, diluizione 1+15, a 20°C per 15 minuti, primo minuto rovesciamenti continui, a seguire un capovolgimento ogni 340 secondi
Arresto Rollei RCS alla diluizione 1+19 a 20°C per 1 minuto ( RCS_Data_Sheet_EN )
Fissaggio Rollei RXA alla diluizione 1+4 a 20°C per 5 minuti ( RXA_Datenblatt_EN )
Lavaggio in acqua del rubinetto per 10 minuti
Bagno finale composta da acqua F.U. e WAC ( Rollei RWA ) , 2,5ml per 500 ml di acqua F.U.
Ho steso il negativo completamente bagnato, senza “strizzarlo” e alla temperatura ambiente di 20 gradi si è asciugato in 20 minuti.
I risultati
Cliccate ciascuna delle immagini seguenti prima una volta poi una seconda volta per poterle visualizzare ala massima risoluzione
Il primo scatto l’ho volutamente fatto a colori per dare un’idea di come fosse la realtà
Il secondo scatto l’ho realizzato alla sensibilità nominale della Rollei Infrared, 400 ISO, senza filtro
Il terzo scatto ( scelto tra un bracketing di +1, +2, e +3 stop ) è stato realizzato utilizzando il filtro Cokin circolare di ultima generazione P.0007
Tutti gli scatti sono stati realizzati su treppiedi con attivazione dell’otturatore a mezzo scatto a distanza; lo scatto a colore e lo scatto senza filtro sono stati realizzati sfruttando l’autofocus della fotocamera
Lo scatto realizzato con il filtro è stato realizzato effettuando prima una focheggiatura AF, per poi portare il controllo del sistema AF su MF, e aggiungendo poi il filtro P.0007

E lo scatto con il filtro IR. E’ interessante notare che nonostante le foglie di acanto fossero ombreggiate dal folgiame del ficus, quella poca radiazione infrarossa che è riuscita a passare è ruscita a creare un perfetto effetto Wood snche sulla vegetazione in ombra

Uno scatto pancromatico che ho voluto inserire per mostrare la risoluzione e la grana della pellicola Rollei Infrared, che sarà più giudicabile nello scatto successivo

E qui si vede, ingrandito, lo scatto precedente. Sul negativo è stata poggiata una diottra. I numeri corrispondono ai millimetri; a sinistra del numero 1 i riferimenti verticali indicano i decimi di millimetro; la pellicola, sia come grana contenuta che come risoluzione, passa a pieni voti nonostante sia stato utilizzato come obiettivo il 18/35mm che non brilla certo in risoluzione come una focale fissa.

Il dettaglio affiancato dei due scatti precedenti, a sinistra lo scatto pancromatico, a destra lo scatto IR: si nota come i cipressi si sono solo leggermente schiariti rispetto al prato, e questo per il fatto che non rispondono all’effetto Wood come la vegetazione cadùca. Si nota anche nello squarcio di cielo in fondo in alto come nello scatto IR le campiture serene si siano molto scurite lasciando indenni le nuvole e dando più drammaticità all’immagine.

In IR la pelle diventa cerea, la sclera nell’occhio si ingrigisce leggermente e l’iride tende a schiarirsi; questo, unito al fatto che il soggetto è irraggiato e chiude necessariamente la pupilla fa sembrare l’iride ancora più grande. Nonostante mi fossi rasato poche ore prima si notano con evidenza i bulbi piliferi; inoltre il colore della giacca, che è di cotone blu scuro, appare completamente chiara.

In questa sequenza ho voluto evidenziare come lo scatto in infrarosso scurisce l’acqua. Lo scatto a colori.
Conclusioni
La pellicola Rollei Infrared, e non è la prima volta che la uso, si è comportata egregiamente.
lo scatto senza filtro, usando il cartoncino e l’esposimetro in luce riflessa è risultato perfettamente esposto in tutti i casi
Gli scatti con i filtri sono mediamente risultati stampabile con una sovraesposizione intenzionale in ripresa di due stop, in alcuni casi di tre stop
Alla prossima, quindi, e vi ringrazio per il vostro tempo e la vostra attenzione
Gerardo Bonomo
Ringrazio Felix Bielser di Puntofotogroup Milano per aver messo a disposizione il materiale Cokin utilizzato per la realizzazione di questo articolo.
I miei video e i miei articoli sono accessibile a tutti e gratuitamente. Se volete fare una donazione utilizzando PayPal, il mio indirizzo è gerardobonomo@gmail.com . Specificate DONAZIONE e il vostro indirizzo mail per permettermi di ringraziarvi. ( vi ricordo i miei corsi sulla fotografia bianco e nero, dalla ripresa alla stampa, sia one to one che via Skype. Contattatemi: gerardobonomo@gmail.com, Cell.: 3356619215 ( https://www.gerardobonomo.it/contatti/ )