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La fotografia panoramica.

La necessità di ottenere immagini panoramiche era già in uso nella pittura prima e nella litografia successivamente. nello specifico, riferendomi per esempio ai disegni panoramici qui sopra visualizzati ripresi da una guida per alpinisti, la possibilità di osservare su carta un’intera catena montuosa, con un angolo di campo ben superiore a quello dell’occhio umano, era necessario, sia per scelte ascensionistiche che, una volta giunti in vetta, poter distinguere tutta la catena di cime che circondavano l’alpinista. Nell’Ottocento si ovviava alla mancanza di fotocamere panoramiche fotografando, di norma su treppiedi e con una testa particolare, chiamata appunto panoramica,  – vari fotogrammi che venivano poi uniti in una stampa continua o incollati tra loro. Nel 900 furono prodotte diverse teste panoramiche, una fra tutte quella di Rolleiflex che consentiva, ruotando la fotocamera di un preciso numero di gradi, di ottenere, con dieci fotogrammi 6×6 centimetri una visione addirittura a 360 gradi. Oggi la maggior parte delle fotocamere digitali e degli smartphone incorporano la funzione “panorama”: basta attivarla e ruotare su sè stessi tenendo la macchina relativamente in bolla per ottenere immagini panoramiche fino a 180 gradi e oltre, in un unico file già sistemato e allineato, come potete vedere nel video che corrobora questo articolo. Ma torniamo ai bei tempi andati e a una delle fotocamere più interessanti e in voga nel 900: la russa Horizont.

Breve storia della fotocamera Horizont

La Horizon è una fotocamera panoramica con ottica rotante completamente meccanica. È prodotto da Krasnogorsky Mechanicheskiy Zavod (KMZ) a Krasnogorsk, in Russia, nota per la sua gamma di fotocamere Zenit. La caratteristica principale di questa fotocamera è il suo obiettivo rotante che registra immagini panoramiche con angolo di campo in orizzontale di 120 ° e di 45° in verticale.  Gli attuali modelli (2015) sono Horizon Perfekt e Horizon Kompakt, attualmente distribuite dalla austriaca Lomography.

La storia di questa macchina fotografica risale al1948 quando in Unione Sovietica la KMZ fabbricò una serie molto limitata di prototipi chiamati FT-1, una piccola fotocamera panoramica per pellicole da 35 mm.

Il primo modello venne commercializzato pubblica anni dopo, presentato  nel 1958, alla Fiera mondiale di Bruxelles con il nome di FT-2. Fuori dall’ordine cronologico, un numero aggiuntivo di fotocamere contrassegnate FT-3 con caratteristiche di prototipi era già stato prodotto nel 1952 e nel 1953. FT stava per Fotoapparat Tokareva (Фотоаппарат Токарева), che significa macchina fotografica di Tokarev. Si dice che Tokarev abbia inventato il progetto iniziale. La pellicola doveva essere caricato in speciali cassette che poi venvano  inserite nella fotocamera. Fino al 1968 16.662 esemplari di FT-2 furono prodotte e vendute anche all’estero con il nome di Spiratone, Panorama e Spaceview

Il prototipo FT-1, prodotto nel 1948.

 

Il Modello FT-1.

Il prototipo FT-3, prodotto dal 1952 al 1953.

La PM2620

La PM2625

Il modello PM2625 a sinistra, e a destra nel suo set completo, con i caricatori e i filtri da ripresa

 

 

 

 

 

La Horizont

Nel 1967 alla FT-2 succedette la Horizont. Questa fotocamera condivideva già i look di base con i modelli attuali e aveva caratteristiche tecniche simili: aveva un obiettivo Industar f2,8 / 28 mm e quattro velocità dell’otturatore, da 1/30 sec. a 1/250 s. Presentata alla Photokina nel 1966, Horizont produce immagini in formato 24x58mm su pellicola 135.. E’ corredata di un obiettivo OF-28P (28 mm, f / 2.8), a fuoco fisso, e offre tempi di posa di 1/30 sec., 1/60 e 1/125 s. Il suo corpo è largo 142 mm, alto 100 mm e profondo 67 mm e pesa 910 g (impugnatura non inclusa). Dopo che ne sono state prodotte 49.849 unità questo modello è stato dismesso nel 1973.

 

 

La Horizon 202

Nel 1989 la fotocamera è stata ripresa da KMZ e rielaborata, soprattutto all’esterno. Questa volta KMZ chiamò la fotocamera Horizon 202. Invece di una custodia di metallo, l’esterno era ora realizzato in plastica ABS. Il funzionamento interno, tuttavia, non è cambiato molto. Il più grande cambiamento è stata l’aggiunta di una seconda velocità di rotazione del tamburo,  su cui sono montati obiettivo e otturatore con conseguente set aggiuntivo di velocità dell’otturatore. Questo ha consentito di arrivare a 8 velocità di scatto: 1/2 s, 1/4 s, 1/8 s, 1/15 s, 1/30 s, 1/60 s, 1/125 e 1/250 s . In questi ultimi modelli le velocità di 1/15 e 1/30 s sono state eliminate a favore di un meccanismo più uniforme.

I modelli attuali: la Horizon 203 ( o S3Pro )

Nel 2003 è stata presentata un’edizione nuovamente rielaborata, inizialmente rilasciata come Horizon 203, ma successivamente denominata Horizon S3Pro. Questo aggiornamento si è concentrato sul design e sulle prestazioni, lasciando le specifiche tecniche come erano. Nel 2005 Lomographic Society International e KMZ hanno collaborato per vendere la fotocamera insieme sotto il nome di Horizon Perfekt.

Originariamente chiamato Horizon 203, l’Horizon S3 Pro è stato fabbricata dal Krasnogorski Mekhanicheskii Zavod (KMZ) nel 2003 (e introdotto sul mercato un anno dopo) come versione migliorata della Horizon 202. Gli ultimi modelli tuttora in produzione di Horizon sono i modelli Perfekt e Kompakt, con un design più tondeggiante. Mantengono l’obiettivo rotante con angolo di campo di 120 ° da destra a sinistra, e il suo meccanismo a orologeria senza batteria funziona in modo fluido e silenzioso rispetto a quello di Horizon 202. L’obiettivo ruota su due differenti velocità: la rotazione lenta corrisponde a velocità dell’otturatore 1 / 8 a 1 secondo, mentre l’alta veloce corrisponde a velocità dell’otturatore da 1/30 a 1/250 di secondo. I due dischi concentrici sotto il mirino incorporato devono essere ruotati per impostare l’apertura e la velocità dell’otturatore. Esiste una versione della S3 Pro, chiamata U500 che dispone del 1/500 di secondo ma non della posa di 1 secondo, ben più utile.

La Horizon Perfekt

Nel 2005, Lomographic Society International ha collaborato con KMZ-Zenit per presentare le fotocamere panoramiche Kompakt e Perfekt. Il modello Perfekt ha i seguenti tempi di scatto: 1/125, 1/2, 1/250, 1/4, 1/500, 1/60, 1/8

 

La Horizon Kompakt

La Horizon Kompakt, tuttora in produzione, è il modello entry level: dispone di due soli tempi di scatto, 1/60 e 1/2 secondo, e un singolo diaframma di lavoro, f/8. la lunghezza focale passa a 75mm. Il prezzo è decisamente accattivante ma si distanzia non poco in termini di versatilità da tutti i modelli precedenti.

La Horizont sul campo

La Horizont è indubbiamente, tra i modelli vintage, quello ancora oggi più funzionale sul campo.

Dalla sua ha il vantaggio di avere una singola velocità di rotazione del rotore che “simula” i tempi di scatto, che rende il meccanismo dell’otturatore più semplificato e affidabile. Poter disporre però di solo quattro tempi “veloci”, ovvero 1/30, 1/60, 1/125 e 1/250 di secondo ne rende l’uso complesso sia in condizioni di luce crepuscolari che quando è necessario chiudere al massimo il diaframma, selezionabile tra f/2.8 e f/16. Poichè la Horizont, come tutti gli altri modelli, è priva di messa a fuoco ma lavora in iperfocale, la minima distanza di messa a fuoco dipende solo dalla chiusura del diaframma, con queste accoppiate: 

Aperture Depth of field, m
2,8 5,5–∞
4 3,9–∞
5,6 2,9–∞
8 2–∞
11 1,5–∞
16 1–∞

 

E’ evidente che in situazioni in cui si vuole avere a fuoco anche soggetti a distanza ravvicinata, l’uso dei diaframmi chiusi, come f/16 e f/11 è imprescindibile. Al problema della mancanza dei tempi lunghi si può ovviare usando pellicola di sensibilità medio alta, come pellicole a partire dai 400 ISO. 

Il caricamento della Horizont

Rispetto alla maggior parte delle fotocamere 35mm, il caricamento della Horizont prevede alcune accortezze: si suggerisce di provare con una pellicola “cavia” per prenderci la mano. Di fatto la macchina è talmente robusta che non vi è alcun rischio di rovinare il meccanismo di carica. La cosa importante è far passare la pellicola SOTTO al primo cilindro posizionato alla sinistra della fotocamera aperta, successivamente di piegarne a 90 gradi la coda per alcuni millimetri e poi far passare la coda SOTTO al rotore dentato di trascinamento. Agendo sul trascinamento la pellicola passerà in automatico sotto al rocchetto ricevitore fino a sporgere nella parte estrema destra della fotocamera. A questo punto basta inserire la coda piegata di 90 gradi in una delle fessure del rocchetto, accertarsi che la pellicola sia tesa, e proseguire con l’avanzamento della pellicola. In questo modo non c’è alcuna possibilità al mondo di sbagliare, o che la pellicola si sganci. Per questo, è comunque meglio estrarre il mirino e controllare che il bottone di riavvolgimento posto sulla parte sinistra della calotta superiore della fotocamera giri in senso orario mentre si arma la pellicola.

 

 

Come si impugna la Horizont.

Visto che la perfetta messa in bolla è conditio sine qua non, suggerisco SEMPRE l’uso del treppiedi. Ma siccome questa è sempre una speranza utopistica, va almeno utilizzata l’impugnatura a corredo con la fotocamera, e lo scatto a filo ( non a corredo, ma universale ) per poter mantenere la macchina salda e al contempo, traguardando nel mirino, mettere la macchina perfettamente in bolla. In nessun caso la macchina va impugnata come nella foto in basso a destra: l’angolo di campo di 120° porterebbe irreversibilmente alla visualizzazione nel negativo ottenuto delle nocche delle mani sia sul bordo sinistro che destro di ciascun fotogramma.

 

Le accoppiate tempo/diaframma.

Ho già spiegato che la Horizont ha quattro tempi di scatto, da 1/30 a 1/250 e una scala dei diaframmi da f/2.8 a f/16.

Di fatto l’otturatore funziona su una singola  velocità di rotazione della torretta nella quale è innestato l’obiettivo, nell’immagine di sinistra; nell’immagine  a destra si può notare la torretta vista dall’interno della fotocamera e le due tendine, in questo momento chiuse, la cui larghezza determina di fatto i tempi di otturazione, intesi quindi non come velocità di traslazione della torretta ma come apertura differenziata tra le due tendine che portano virtualmente ai quattro tempi disponibili. Nella tabella che vi ho mostrato poc’anzi potete rivedere le distanze iperfocali fisse derivate dall’uso dei differenti diaframmi, il cui limite può essere ovviato, usando una pellicola di sensibilità relativamente alta così da lavorare quando necessario con diaframmi chiusi per avere a fuoco anche soggetti distanti solo un metro dalla fotocamera. I modelli successivi, che prenderò in esame nei prossimi articoli, arrivano anche fino al secondo di posa, lavorando comunque anzichè su un solo tempo di rotazione della torretta, su due, e relative aperture delle tendine. Il fatto che la Horizont abbia un solo tempo di rotazione ne rende il meccanismo più semplificato e quindi più a prova d’errore e di malfunzionamenti. Come di consueto, per misurare l’esposizione ho utilizzato un esposimetro esterno Sekonic L-308x Flashmate, in modalità luce incidente.

Sul campo: pellicola e sviluppo.

Ho utilizzato ormai come di consueto la splendida pellicola Rollei Superpan 200 sviluppata in Bellini Hydrofen 1+31 a 20° per 13 minuti. Ho ottenuto una eccellente gamma tonale e un perfetto contenimento della grana.

 

Gli scatti.

Alcuni scatti: l’impatto della Horizont rispetto agli ultragrandangolari è decisamente più piacevole e descrittivo. La qualità è notevole, anche nelle immagini scattate all’interno della chiesa, a mano libera a 1/30 di secondo e con diaframma tutto aperto a f/2.8. 

Uno scatto in verticale.

la Horizont è concepita per scattare, naturalmente, in orizzontale, ma nessuno vieta, in certe condizioni, di scattare anche con la fotocamera in posizione verticale, ottenendo per certo delle immagini uniche ed estremente suggestive. va da sè che è il caso di utilizzarla in verticale esclusivamente quando non sono presenti oggetti troppo in primo piano, per evitare inevitabili distorsioni prospettiche.

La Horizont alla sbarra.

Come di consueto, ho appoggiato sul negativo una diottra per verificare in scala 1:1 sia la qualità della grana che la risoluzione dell’obiettivo. Qui la Horizont è stata diaframmata a F/16, e lo scatto è stato realizzato a mano libera. Come in tutti i precedenti articoli, ricordo che i numeri presenti sulla diottra corrispondono a millimetri e che a sinistra del n.1 contrassegnato in rosso i riferimenti corrispondono a decimi di millimetro, sul negativo. Il potere risolutivo di questo obiettivo, con sessant’anni di lavoro sulle spalle e soprattutto un progetto ottico vecchio di sessant’anni e più, calcolando che durante lo scatto l’obiettivo era pure in rotazione,  è assolutamente eccellente.

Conclusioni

La fotografia panoramica, se correttamente centellinata tra gli scatti normali, porta a un tipo di ricerca e a un risultato assolutamente affascinante. In questo primo di tre articoli ho messo sotto torchio uno dei primi modelli Horizont, non più in produzione, ma indubbiamente, tra i modelli vintage, quello ancora oggi più utilizzabile. Nonostante il fatto che la fotocamera sia costruita interamente in metallo, io preferisco di gran lunga i modelli successivi, a partire dal modello 202: anche se il corpo macchina non è realizzato in metallo, la possibilità di arrivare fino a un tempo di scatto di ben mezzo secondo, sul campo è decisamente impagabile. Per chi invece volesse qualcosa di decisamente più vintage, questo modello di Horizont è indubbiamente un’ottima scelta, e senza alcun tipo di compromesso sulla resa qualitativa. Ma a questo proposito, funziona meglio la Horizont o la Horizon 202 e modelli successivi?

Lo scoprirete nei prossimi articoli.

A presto!

Gerardo Bonomo

 

 

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