Introduzione
Nonostante di norma mi occupi di fotocamere di una certa caratura, ho avuto l’occasione di provare la Lomo Sprocket Rocket Panorama, una fotocamera decisamente DIVERSA, e che ho provato volentieri, qui di seguito la mia esperienza
Buona lettura
Gerardo Bonomo
Indice
E’ più importante la fotocamera o il fotografo?
Alla ricerca della qualità
Kodak Instamatic
La perfezione
Le Toy Camera
La Lomo
Il problema della consapevolezza
Le fotocamere panoramiche blasonate
La mitica Horizon
Horizon S3 Pro: la introvabile
Lomo Sprocket Rocket Panorama
Che cos’è la Lomo Sprocket Rocket Panorama
Cosa può fare la Lomo Sprocket Rocket Panorama
Messa a fuoco
Tempi e diaframmi
Cosa fare se la sensibilità della pellicola impiegata e la luce della scena non si adattano alle accoppiate diaframmi/tempo di scatto
Il contafotogrammi
La prova sul campo
La prova sul campo. Rollei Superpan 200
La prova sul campo. Lomo Potsdam
La prova sul campo. Lomo Earl Grey
Conclusioni
E’ più importante la fotocamera o il fotografo?
Una domanda inevitabile, visto che, soffermandoci sul mondo dell’analogico, esistono fotocamere estremamente limitate nell’uso, free focus, mirino galileiano, assenza di cambio diaframmi, tempo di posa fisso e fotocamere di una complessità notevole, raffinate, con differenti sistemi di messa a fuoco, esposimetro incorporato, possibilità di cambiare la focale.
Ci sono poi le fotocamere di piccolo, medio e grande formato che inevitabilmente condizionano la perfezione tecnica del risultato.
Qui un giovane Stanley Kubrick, all’epoca fotografo, che per l’epoca impugna una macchina d’eccellenza, una Rolleiflex.
Alla ricerca della qualità
Le fotocamere, soprattutto blasonate, portano a immagini di una qualità stupefacente, ma alla fine basta una qualità stupefacente per considerare una foto stupefacente?
Si cerca la messa a fuoco perfetta, l’esposizione perfetta, lo sviluppo perfetto, la stampa perfetta, e questo è imprescindibile in molte applicazioni fotografiche, ma tutto questo è sufficiente a definire in modo oggettivo di trovarsi a contemplare una fotografia straordinaria, che susciti emozioni, che faccia vedere come di fatto il fotografo ha reinterpretato la mera riproduzione della realtà , discostandosi dai canoni tecnici e accademici?
Kodak Instamatic
A metà del 900 chi poteva permettersi una fotocamera spesso si trovava tra le mani una fotocamera estremamente spartana, dove al massimo era possibile cambiare il diaframma – sole/nuvola, senza la possibilità di focheggiare, per ottenere poi delle stampe al massimo in formato 10x15cm con una riproduzione della realtà comunque riconoscibile anche se lontana dalla perfezione tecnica. Il 90% degli album di famiglia sono composti da foto imperfette sotto tanti punti di vista ma sono a tutti gli effetti dei ricordi indelebili, dei trampolini di lancio attraverso i quali le persone, osservandole, riescono a ricordare, o si fanno un’idea precisa di quello che è stato fotografo.
La perfezione
Tralasciando il digitale che in termini di risoluzione e qualità ha superato l’analogico, spesso le immagini hanno appunto un tale livello di perfezione da risultare poi quasi asettiche e lo strumento è talmente perfetto da rendere difficile al fotografo una interpretazione personale della realtà in base al suo stato d’animo del momento, al suo modo di vedere la realtà
Le “toy camera”
Negli anni 80 fecero la sua comparsa in Europa fotocamera, spesso di produzione sovietiche, estremanente spartane, con cui si otteneva una qualità approssimativa, mi viene in mente la Lubitel medio formato, giusto per fare un esempio, dove il risultato finale non era certo perfetto ma, se usata in modo consapevole, portavano a risultati , a immagini molto più soggettive.
E poi la Diana, La Holga, l’italianissima Eura di Ferrania ( trovate un articolo dedicato sul mio sito: https://www.gerardobonomo.it/?s=eura )
La Lomo
La Lomo, nata in Russia nel 1984 è stata forse la macchina che ha fatto nascere la filosofia Lomography: una rivisitazione della Minox, con chiusura dell’obiettivo da 32mm a ghigliottina, messa a fuoco a stima ma regolazione del diaframmi dalla posa B fino a 1/500 di secondo.
Oggi è disponibile il modello LCA + con focale da 35mm, mirino galileiano, messa a fuoco a stina, esposimetrico incorporato, possibilità di intervenire sia sui tempi che sui diaframmi, una vera e propria compatta con obiettivo Minotar di alta qualità, tascabile e senza bisogno di custodia perchè un sistema di rotazione della parte frontale chiude l’obiettivo e lo protegge da qualsiasi danno.
La prima Lomo, la LOMO LC-A è una fotocamera a pellicola compatta con lente fissa introdotta sul mercato nel 1984 dalla Lomo. Possiede un obiettivo con focale 32mm, diaframma da F2.8 a F16 ed impostazione del fuoco da 0.8m fino a infinito. Può lavorare in priorità di diaframmi. La produzione della LC-A è stata interrotta nel 2005 a causa dei costi di produzione troppo elevati. Nel 2006 è stata annunciata la disponibilità della LC-A+ prodotta in Cina
Il motivo ufficiale del suo declino fu che sempre meno russi nei primi anni ’90 potevano permettersi una fotocamera e la qualità inaffidabile, a parte per l’obiettivo, è possibile che ne abbia accelerato la sua fine. Leggenda narra pertanto che alcuni studenti viennesi, che avevano scoperto la LC-A a Praga nei primi anni ’90, ne avrebbero rafforzato la popolarità tramite promozione della “Lomography” come nuova cultura giovanile. La LOMO cessò la produzione nel 1994, ma una campagna della Lomographic Society fece sì che l’allora vicesindaco di San Pietroburgo Vladimir Putin decise di ripristinarne la produzione nel 1997 e in seguito la Lomographic Society riuscì ad ottenere i diritti di produzione di massa della fotocamera dopo la fine della sua fabbricazione in Russia. L’unica funzionalità automatica è il controllo dell’esposizione. Tutte le operazioni sulla pellicola (come caricamento, avanzamento, riavvolgimento) ed il controllo del fuoco sono manuali. Anche l’esposizione può essere controllata manualmente (impostata su 1/60s) quando il diaframma non è in posizione automatica.
Il diaframma, oltre all’impostazione automatica, può essere impostato su F2.8, F4, F5.6, F8, F11 e F16.
L’esposizione è automatica quando il diaframma è in posizione A. In questo caso la velocità di scatto può variare da 2 minuti fino a 1/500s. Il sistema di esposizione può compensare le variazioni di luce dopo l’apertura dell’otturatore.
La messa a fuoco viene gestito manualmente e può assumere un valore tra 0.8m, 1.5m, 3m oppure infinito. Nelle versioni più datate, all’interno del mirino veniva riportata la selezione corrente del fuoco.
È presente nel mirino un sistema per il controllo dello stato di carica della batteria tramite un led rosso che si illumina quando viene premuto leggermente il pulsante di scatto. È presente un ulteriore led nel mirino che si illumina quando la velocità di scatto è inferiore a 1/30s.
Il problema della consapevolezza
Successivamente le toy camera sono diventate un cult, questo soprattutto grazie a Lomo che ha cominciato a ingegnerizzare e produrre fotocamere molto spartane, rivolte a un pubblico che spesso usa pellicole scadute, si rivolge a sistemi di sviluppo scadenti, quindi un pubblico alla ricerca dell’imperfezione tecnica attraverso la quale ottenere immagini approssimative, scadenti, ma dove la limitata qualità di fatto non è gestita dal fotografo ma molto spesso dal caso.
Ed ecco la consapevolezza: per usare un parolone, può esistere una proprietà intellettuale di un pensiero, un dipinto, una fotografia, dove lo strumento è stato usato in modo assolutamente casuale e quasi imprevedibile e con risultati spesso non ripetibili?
Rilassiamoci: usando una di queste fotocamere, sapendo che non si è completamente padroni dell’acquisizione dell’immagine, si possono comunque ottenere fotografie insolite, dove la rappresentazione della realtà è approssimativa e spesso non ripetibile. Spesso le immagini acquisiscono un loro indubbio fascino, dimenticandoci per un momento l’inconsapevolezza, o l’incertezza della consapevolezza dello scatto.
Quindi sapendo che si affronta la riproduzione della realtà senza avere una certezza del risultato, il risultato finale può essere molto accattivante, e non sarebbe la prima volta nella storia della fotografia.
Le fotocamere panoramiche blasonate
Si dividono tra i modelli con obiettivo rotante, come la Horizon, la Noblex, la Widelux, giusto per citarne alcuni esemplari e quelle a obiettivo fisso ma con un cerchio di proiezione dell’immagine talmente ampio da superare l’effettivo angolo di campo della focale impiegata, coma la Hasselblad X PAN, la Zeiss Hologon e una sterminata serie di fotocamere Fujifilm Wide. Senza dimenticare la Roundshot della Seitz, prodigio elvetico in grado di scattare immagini con un angolo di campo di 360 gradi!!!!
La mitica Horizon
Horizon senza dubbio è stata la fotocamera panoramica a obiettivo rotante più diffusa e con il miglior rapporto qualità prezzo, qui sopra vediamo uno dei primo modelli e l’ultimo la HORIZON PERFEKT, anch’essa distribuita da Lomo
Trovate sul mio sito diversi articoli sulla HORIZON:
https://www.gerardobonomo.it/2019/05/21/horizont-versus-horizon-parte-prima-la-horizont/
https://www.gerardobonomo.it/2019/06/28/horizont-versus-horizon-parte-seconda-la-horizon-2/
https://www.gerardobonomo.it/2019/05/16/horizont-versus-horizon/
https://www.gerardobonomo.it/2020/10/18/lab-box-e-horizon-accoppiata-vincente/
Horizon S3 Pro: la introvabile
Prima delle fotocamere Lomography Horizon attualmente disponibili, c’era la Horizon S3 Pro, da cui era basata la Perfekt; e ancora prima c’era la Horizon 202, il successore della vecchia Horizont e da cui era basato il Kompakt. Ma, secondo gli esperti di fotocamere, i sovietici hanno sviluppato fotocamere panoramiche già alla fine degli anni ’50, la più popolare del periodo è stata la KMZ FT-2.
1958 – 1965: KMZ FT-2
1967 – 1973: Horizont
1991 – 2003: Horizon 202
2003: Horizon S3 Pro
2005: Horizon Perfekt, Horizon Kompakt
Originariamente chiamato Horizon 203, la Horizon S3 Pro è stato prodotto dalla Krasnogorski Mekhanicheskii Zavod (KMZ) nel 2003 (e introdotto sul mercato un anno dopo) come una versione migliorata dell’Horizon 202. L’aspetto più moderno di tutti i pre- Perfekt e Kompakt Horizon Cameras, S3 Pro ha una superficie liscia con angoli arrotondati. Mantiene l’obiettivo girevole che oscilla a 120° da destra a sinistra, ma il suo meccanismo a orologeria senza batteria funziona in modo fluido e silenzioso rispetto a quello dell’Horizon 202. L’oscillazione dell’obiettivo ha due velocità: l’oscillazione lenta corrisponde alle velocità dell’otturatore 1 /8 a 1 secondo, mentre i tempi di scatto veloci corrispondono a velocità dell’otturatore da 1/30 a 1/250 di secondo. I due dischi concentrici sotto il mirino incorporato devono essere ruotati per impostare l’apertura e la velocità dell’otturatore. La forza della S3 stava proprio nei tempi di scatto che si spingevano fino a 1 secondo di posa
Nel 2005, Lomographic Society International ha collaborato con KMZ-Zenit per introdurre le fotocamere panoramiche Kompakt e Perfekt. E il resto, come si suol dire, è storia.
Lomo Sprocket Rocket Panorama
Lomo ha a catalogo decine di differenti fotocamere, io ho provato, e vi spiegherò tra poco il perchè, la Lomo Sprocket Rocket Panorama, pur ottenendo dei risultati non completamente prevedibili, nonostante io sia molto accurato nei miei scatti e sia alla ricerca di un risultato “perfetto”, mi ha convinto
Che cos’è la Lomo Sprocket Rocket Panorama
La Lomo Sprocket Panorama è una fotocamera che accetta pellicole in formato 135
L’ottica fissa, un 35mm, di fatto ha un angolo di campo che supera i 105°, questo grazie al fatto che il formato del negativo non è 24x36mm ma 24x70mm.
Qualcosa di simile alla Hasselblad Xpan: non si tratta di vere e proprie fotocamere panoramiche, come la Horizon, che ruotando l’obiettivo arriva a superare l’angolo di campo della Lomo Rocket Sprocket,ma la sensazione che restituiscono è quello di una fotocamera panoramica, e non è solo una sensazione, anche l’angolo di campo è panoramico.
Cosa può fare la Lomo Sprocket Panorama
La Lomo Sprocket Rocket Panorama, usando rulli 135mm può scattare immagini o in formato 24x70mm o in formato 35x70mm.
Asportando il telaio interno che riquadra l’immagine in formato 24x70mm le immagini saranno di 35x70mm, questo significa che l’immagine andrà a coprire anche le perforazioni della pellicola. Se la pellicola ha impresso il tipo di emulsione e il numero di fotogramma il risultato sarà ancora più interessante perchè i bordi superiori e inferiori del fotogramma arriveranno a comprendere anche le perforazioni, i numeri di fotogramma e la marca della pellicola. Su un rullino da 36 pose è in grado di scattare fino a 19 fotogrammi.
Messa a fuoco
La Lomo Sprocket Rocket panorama ha la possibilità di selezionare, a stima, la messa a fuoco da 60 cm all’infinito, Anche se sulla ghera della messa a fuoco sono presenti solo i simboli della minima e della massima distanza di fuoco, la ghiera può ruotare in progressione per poter effettuare, dopo varie prove, anche messe a fuoco intermedie.
Tempi e diaframmi
E’possibile selezionare solo due diaframmi, f/10 e f/16, e due tempi di scatto, 1/100 di secondo o la posa B. Non dispone di attacco filettato per scatto a distanza quindi in posa B andrà mantenuta in posizione abbassata la leva dell’otturatore. Il treppiedi qui è di ultra obbligo
Cosa fare se la sensibilità della pellicola impiegata e la luce della scena non si adattano alle accoppiate diaframmi/tempo di scatto
Se fosse necessario lavorare a f/16 con un tempo di scatto superiore al 1/100 di secondo, ovvero più veloce, non ci sono possibilità: bisogna scegliere la pellicola in base alla prevedibile luce con cui si andrà a scattare. Se fosse necessario un tempo di scatto più lungo di 1/100 di secondo ma senza arrivare alla posa B, basta fissare la fotocamera su treppiedi e eseguire una sequenza di scatti a 1/100 di secondo la cui somma porta al tempo di scatto “lungo” ideale. Se il soggetto è immobile si otterrà un’unica immagine, se nella scena inquadrata ci sono anche dei soggetti in movimenti questi appariranno in punti diversi del fotogramma e relativamente sottoesposti.
Un esempio pratico: abbiamo bisogno di scattare a f/10 e 1/25 di secondo: basterà eseguire tre scatti da 1/100 ciascuno, senza far avanzare la pellicola per ottenere alla fine, una somma di immagini che arriverà alla stessa quantità di luce di 1/25 di secondo.
Quindi: uno scatto, 1/100, due scatti 1/50, tre scatti 1/25, quattro scatti 1/15 ( circa ), cinque scatti 1/8, sei scatti 1/14, sette scatti 1/12, 8 scatti 1 secondo di posa totale.
ll contafotogrammi
Ruotando in senso orario la ghiera di avanzamento della pellicola, che è separata dal riarmo dell’otturatore, che è a riarmo automatico, vanno osservate le due finestrelle presenti a sinistra sulla calotta della fotocamera: quella di destra indica il fotogramma raggiunto – vedrete solo i numeri dispari, quello di sinistra fa comparire un pallino bianco che determina il corretto avanzamento e posizionamento del nuovo fotogramma della pellicola, sia sui fotogrammi dispari che su quelli, non segnati, pari. Bisogna ruotare la ghiera di avanzamento molto lentamente e tenere d’occhio soprattutto la finestrella di sinistra: ogni volta che compare un pallino bianco siete sul fotogramma successivo e avete rispettato la spaziatura tra un fotogramma e l’altro.
Ovviamente siete liberi, oltre che di fare doppie, triple esposizioni, anche di non far avanzare completamente la pellicola, ruptado la ghiera di avanzamento di un numero di giri inferiori: a questo punto la lunghezza del fotogramma, fatta da almeno due esposizioni, può superare i 70mm, lasciando spazio alla totale creatività.
La prova sul campo
Ho utilizzato tre differenti pellicole: una Lomo Potsdam 100, una Lomo Earl Grey 100 e una Rollei Superpan 200. Ho sviluppato la Rollei Superpan 200 in Bellini Hydrofen 1+31 per 13’, la Lomo Potsdam sempre in Bellini Hydrofen 1+31 per 8’ + 2’ di standing , lo stesso per la Earl Grey.
Peccato che la Lomo Potsdam non abbia alcun riferimento stampato sulla pellicola, nè il nome dell’emulsione nè i numeri di fotogrammi che invece sono presenti sulla Rollei Superpan 200 e sulla Lomo Earl Grey, e si integrano in modo interessante con l’immagine scattata senza il telaietto in formato 35x70mm.
Lomo naturalmente ha a catalogo diverse pellicole negative colore, come la Lomo Turquoise, ma per questo articolo ho preferito concentrarmi su alcune delle pellicole bianco e nero di Lomo.
Trovate tutte le indicazioni sulle pellicole Lomo disponibile, sia bianco e nero che a colori, sia in formato 135 che 120 che 110 cliccando QUI
La prova sul campo. Rollei Superpan 200
E’ una pellicola di Rollei stesa su base P.E.T. che asciuga in meno di venti minuti. Opportunamente sviluppata ha una grana finissima e una estesa gamma tonale.
Ho trovato affascinante lo scatto del panorama: per un problema ho scaricato e ricaricato la pellicola ottenendo una parziale doppia esposizione, la parte sinistra dell’immagine è stata scattata in Toscana, quella destra in Lombardia, i due scatti si sono fusi perfettamente portando a un fotogramma unico di 35x120mm !!!! Stessa lunghezza di una pellicola piana 10x12cm!
Se cliccate due volte sulle seguenti immagini, possibilmente dal computer, potrete vedere gli scatti alla risoluzione nativa
La prova sul campo: Lomo Potsdam
E’ una pellicola da 100 ISO dalla grana decisamente fine, se correttamente sviluppata, nota dolente, se non altro per il rullo che ho usato, che mancavano i numeri di fotogramma e il nome della pellicola. Va ovviamente usata in giornate molto luminose o su treppiedi in posa B o eseguendo, sempre su treppiedi, una serie di scatti della stessa inquadratura finchè la somma degli scatti porta a un tempo di posa sufficiente per affrontare, impostando il diaframma a f/10, la luce disponibile.
L’ingrandimento del passaggio a livello dimostra ancora una volta sia la qualità della pellicola che l’insospettabile qualità dell’ottica della Lomo Sprocket Rocket
Se cliccate due volte sulle seguenti immagini, possibilmente dal computer, potrete vedere gli scatti alla risoluzione nativa
La prova sul campo: Lomo Earl Grey
Lomo Earl Grey
Ancora una 100 ISO ma decisamente più contrastata rispetto alla Potsdam, è in grado di resituire tonalità drammatiche anche senza filtri e in giornate nuvolose.
Le due facciate delle case con i murales sono state riprese nel primo scatto realizzando un solo scatto, nel secondo scatto eseguendo un primo scatto con il murales di sinistra inquadrato completamente a sinistra e il secondo scatto con il murales di destra inquadrato completamente a destra.
E’ una pellicola da 100 ISO dalla grana decisamente fine, se correttamente sviluppata, nota dolente, se non altro per il rullo che ho usato, che mancavano i numeri di fotogramma e il nome della pellicola. Va ovviamente usata in giornate molto luminose o su treppiedi in posa B o eseguendo, sempre su treppiedi, una serie di scatti della stessa inquadratura finchè la somma degli scatti porta a un tempo di posa sufficiente per affrontare, impostando il diaframma a f/10, la luce disponibile.
L’ingrandimento del passaggio a livello dimostra ancora una volta sia la qualità della pellicola che l’insospettabile qualità dell’ottica della Lomo Sprocket Rocket
Se cliccate due volte sulle seguenti immagini, possibilmente dal computer, potrete vedere gli scatti alla risoluzione nativa
Conclusioni
Nonostante la mia formazione e la mia pratica molto accademica e consapevole, mi sento di dare un giudizio positivo sia alla Lomo Sprocket Rocket che alle due pellicole Lomo che ho testato
Più che le doppie, tripe, quadruple esposizioni, mi ha molto affascinato la possibilità di scattare senza il telaietto, “ricoprendo l’intera pellicola, perforazioni comprese, con l’immagine. la qualità, anche se parliamo di un obiettivo semplificato non è comunque da disprezzare e rientra comunque nel mood Lomo dove la realtà non viene scannerizzata ma rappresentata.
Anche con la pellicola a colori i risultati sarebbero stati altrettanto se non più interessanti, ma io, come sapete, mi limito al bianco e nero.
Il fatto che il riarmo dell’otturatore non è collegato all’avanzamento della pellicola rende la Sprocket Rocket più affidabile di quanto si pensi: la bassa tecnologia tradisce meno dell’alta tecnologia e l’otturatore a riarmo automatico era già largamente in uso nelle fotocamere 6x9cm che venivano prodotte agli inizi del 900.
La copertura totale del negativo 24x36mm comprese le perforazioni non è una novità: Rolleiflex ne è una dimostrazione quando studiò e mise in commercio il Rolleikin, per usare la pellicola 135 in una medio formato. Ma anche altre aziende che producono macchine medio formato offrono questo tipo di accessorio.
Consapevolezza e creatività, dopo un poco di pratica, si fondono permettendo risultati abbastanza prevedibili.
Conoscevo Lomo per la LC-A che ho usato spesso e per la mitica Horizon, una macchina davvero speciale. Con la Sprocket Rocket Panorama Lomo si conferma come un’azienda fuori dal coro ma con le idee molto chiare, sia nella produzione delle fotocamere che delle pellicole.
Buona luce.
Gerardo Bonomo
Alla prossima, quindi, e vi ringrazio per il vostro tempo e la vostra attenzione.
Il vostro affezionatissimo, iridescente, senescente, e soprattutto, monopolicromatico, Gerardo Bonomo
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