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LAB-BOX: come sviluppare una pellicola 120 utilizzando il Monobath Ars Imago

Dopo l’articolo e il tutorial sullo sviluppo della pellicola 135 con la nuovissima tank dayligt di Ars Imago, che trovate qui ecco l’articolo e il tutorial dello sviluppo della pellicola 120, leggermente più complessa rispetto allo sviluppo del 135, ma comunque alla portata di tutti.

Qui vi racconterò la mia seconda esperienza con la LAB-BOX, con cui ho sviluppato una pellicola Imago 320,una pellicola da320 ISO in formato 120. utilizzando nuovamente un particolare sviluppo monobagno a due componenti, l’ARS IMAGO MB MONOBATH .

Buona lettura e buona visione 

 

Il Modulo 120

LAB-BOX è disponibile sia in una confezione che comprende la tank e il Modulo 135 che in una confezione che comprende anche il Modulo 120 – che può comunque essere acquistato successivamente, qualora si volesse partire dal kit 135

Come già accennato nell’articolo sulla LAB-BOX 135, La differenza IMMENSA tra la Rondinax di Agfa – che ha ispirato i progettisti di LAB-BOX – è data dal fatto che la LAB-BOX permette di usare la medesima tank sia per il formato 135 che per il formato 120. L’idea geniale è stata quella di separare i “moduli” di caricamento pellicola dalla tank vera e propria. Rondinax, come spiegato e illustrato nel mio primo articolo ha prodotto invece diversi modelli per il formato 135 e un modello per il formato 120.

Componenti del Modulo 120

Il Modulo 120 mantiene in comune con il modulo 135 la maggior parte dei componenti, ad esclusione della spirale, o meglio, delle due parti verticali della spirale, che vengono infatti fornite insieme al Modulo 120. Tank e coperchio sono i medesimi, e anche il FILM GUIDE che deve solo essere “impostato” per fra scorrere la pellicola 120, ben più larga della pellicola 135

L’accessorio più importante che troverete nel vostro kit sono le ISTRUZIONI che QUI trovate in formato PDF. Leggetele con attenzione e se avete dei dubbi consultate il produttore. Questo videotutorial e relativo articolo spero vi sarà d’ausilio, ma, mi raccomando, prima di accingervi ad assemblare la vostra LA-BOX, LEGGETE LE STRUZIONII !!!

La tank Agfa Rondinax 60

LAB-BOX si è ispirata contemporaneamente sia alla tank Daylight  AGFA Rondinax 35U che alla Agfa Rondinax 60, raffigurata nell’immagine qui sopra. Il sistema di sviluppo daylight della pellicola 120 è più complesso rispetto al sistema della pellicola 135 in quanto la pellicola 120 va liberata prima e separata poi dalla sua carta protettiva, procedura più complessa rispetto al sistema 135.

 

 

Il funzionamento della Agfa Rondinax 60

La tank daylight Agfa Rondinax 60 ha diverse peculiarità. Innanzitutto lo sviluppo deve essere versato nella tank PRIMA di bobinare la pellicola. Il sistema di distacco della carta prima e del nastro adesivo poi che trattiene il primo fotogramma della pellicola della carta non è dissimile da quello della LAB-BOX con Modulo 120. Il “brevetto” che distingue entrambi i sistemi è contrassegnato nella prima immagine del libretto di istruzioni, con il numero 15: si tratta di un cilindro chiuso sui lati ma con una fessura nella parte superiore all’interno del quale, man mano che si srotola la carta, si arrotola la pellicola; grazie a una leva a tre posizione il cilindro può essere chiuso, diventando ermetico alla luce quando bisogna aprire la tank per staccare il nastro adesivo e agganciare la pellicola alla pinza di acciaio. Anche qui è necessario che dal cilindro chiuso sporgano pochissimi millimetri di pellicola, giusto quelli sufficienti ad agganciare la pinza di acciaio, per evitare di “bruciare” una porzione più o meno consistente del primo fotogramma.

 

Precauzioni d’assemblaggio e d’uso: la SPIRALE 120

La SPIRALE 120 ha una parte sinistra e una parte destra, contrassegnata dai simboli L e R sia su ciascuna parte della spirale che sul cilindretto su cui devono essere incastrate le due parti di ciascuna spirale; i simboli vanno rispettati così come le guide d’incastro. Una volta che la spirale è asemblata le due parti all’interno delle quali si avvolgerà la pellicola devono presentare gli inviti perfettamente paralleli tra loro.

 

Precauzioni d’assemblaggio e d’uso: la FILM GUIDE usata nel Modulo 120

La Film Guide è una delle parti fondamentali della LAB-BOX, non solo va correttamente montata, ma diversamente montata a seconda se la pellicola è 135 o 120; visto che in questo articolo vi parlerò solo dell’esperienza che ho fatto con il Module 120, vi ho estrapolato dalle istruzioni il corretto montaggio della FILM GUIDE quando si usa il formato 120. Se la FILM GUIDE non è correttamente montata e correttamente messa in posizione, la pellicola non riuscirà ad avvolgersi correttamente lungo la spirale, fate quindi ESATTAMENTE quello che vedete nel disegno e non avrete sorprese.

 

AGGANCIO E SOSTITUZIONE MODULO

La procedura è semplice ed efficace: basta agire sull’apposito leva per provvedere alla separazione del modulo dalla tank, utile sia quando è necessario cambiare il formato di pellicola che per preservare il modulo  – pur a prova d’acqua, durante un’eventuale lavaggio finale più approfondito.

INSERIMENTO DELLA PELLICOLA 120

Per prima cosa si solleva il blocco rullino.

 

Apertura ” camera oscura”

Si gira la manopola di simistra verso l’alto per aprire la “camera oscura” ovvero il cilindro all’interno del quale, durante la separazione della pellicola dalla carta di protezione si avvolgerà la pellicola

 

 

Preparazione pellicola

Si libera la pellicola esposta dal nastro adesivo con cui è stata richiusa dopo l’esposizione e l’estrazione dalla fotocamera.

 

Inserimento della carta di protezione nella fessura di srotolamento

Mantenendo la pellicola con la parte nera della carta verso il basso, si inserisce la parte terminale della carta nella fessura si srotolamento.

 

Chiusura del ferma pellicola e del coperchio della LAB-BOX

Si chiude la leva grigia blocca pellicola agganciandola correttamente e il coperchio della LAB-BOX

 

Separazione della carta di protezione

Sempre mantenendo la manopola di sinistra in posizione di aperto si afferra la carta di protezione e la si tira verso l’esterno separandola in questo modo dalla pellicola.

Preparazione per lo strappo della carta di protezione.

Quando tutta la carta di protezione è stata estratta –  a seconda del tipo di pellicola 120 vedrete comparire i riferimenti del fotogramma ZERO e le frecce di pre allineamento, bisogna girare la manopola di destra in posizione di CHIUSO. a questo punto tutta la pellicola si è arrotolata all’interno del cilindro/camera oscura che una volta chiuso permette poi di aprire la LAB-BOX senza bruciare la pellicola.

 

 

Strappo della carta di protezione.

Si procede allo strappo della carta di protezione

Preparazione per la separazione del nastro adesivo e della residua carta di protezione dalla pellicola

Una volta riaperta la LAB-BOX si riapre la levetta grigia di pressione della pellicola e si impugna la carta residua ancora avvolta al rocchetto

Separazione del nastro adesivo dalla carta di protezione e dalla pellicola

Questa è la fase più delicata del procedimento: dal cilindro/camera oscura fuoriescono alcuni millimetri di pellicola: è la parte iniziale della pellicola, quella prima del primo fotogramma. Questa parte viene irreversibilmente bruciata; quando si stacca il nastro adesivo dalla carta rimasta agganciata alla carta di protezione prima, e dalla pellicola poi, bisogna tenere la pellicola adesa alla tank con un dito evitando di tirarla verso l’esterno, bruciandone così altri preziosi millimetri. Questa operazione, se ben condotta fa sì che il primo fotogramma non venga contaminato dalla luce. A seconda del tipo di pellicola, del tipo di fotocamera, dall’avanzamento e dal posizionamento sul primo fotogramma c’è il rischio appunto di contaminarlo con la luce. Ho di recente sviluppato quattro pellicole 120 esposte con quattro differenti fotocamere. Con le precauzioni fin qui descritte, a differenza di quello che mostro nel video qui allegato, nessuno dei quattro rulli è risultato con il primo fotogramma contaminato. Per avere la certezza matematica i non contaminare il primo fotogramma, a seconda sempre del tipo di pellicola e fotocamera utilizzata, il primo fotogramma non andrebbe esposto.

 

 

AGGANCIO DELLA PELLICOLA 120 ALLA CLIP DI ACCIAIO

E’ venuto il momento di agganciare la clip di accaio alla pellicola; la fettuccia trasparente collegata alla clip consente di arrivare tranquillamente fino allo spezzone di pellicola 120 che fuoriesce dal cilindro/camera oscura. NON CERCATE DI TIRARE FUORI DAL CILINDRO ALTRA PELLICOLA per agevolare l’aggancio. Non ce n’è bisogno!

ALLINEAMENTO DELLA CLIP DI ACCIAIO ALLA PELLICOLA 120

E’ il momento topico dell’intera procedura. Mentre la Agfa Rondinax 35 ha/aveva una scalettatura interna in cui posizionare la clip in modo da posizionarsi perfettamente al centro del lato corto della pellicola 135 e clamparla in modo perfetto, la Agfa Rondinax 60 ne era sprovvista ma a suo vantaggio aveva una clip più lunga che aiuta/aiutava almeno a posizionarla al centro del bordo del lato corto della pellicola 120. Il Modulo 120 della LAB-BOX al contrario usa la medesima clip del Modulo 135 ( la clip è agganciata al cilindretto che trattiene le due parti della spirale e, come già spiegato, va utilizzato per entrambe le spirali ). Clampare al centro non è impresa facile e al contempo clampare in modo che la clip sia anche perfettamente parallela al bordo. Inoltro con il Modulo 120 non è possibile controllare l’avviamento dello spiralamento della pellicola come nel Modulo 135 perchè qui il coperchio va chiuso immediatamente. Ma abbiamo imparato a caminare, ad andare in bicicletta, impareremo anche a clampare correttamente la pellicola 120…

Riposizionamento pressapellicole e coperchio

Riposizioniamo il pressapellicole fino ad agganciarlo e chiudiamo il coperchio.

 

 

RIAPERTURA DEL CILINDRO/CAMERA OSCURA

Solo a questo punto si potrà ruotare la manopola di sinistra per riaprire il cilindro/camera oscura e cominciare la manovra di spiralamento della pellicola 120. Ruotando la manopola di destra si avvolgerà la pellicola all’interno della spirale e si potrà procedere con lo sviluppo della pellicola.

 

 

LA QUANTITA’ DI CHIMICA

Visto che il Modulo 120 si accomuna con il modulo 135 per l’impiego della medesima tank, la quantità di chimica è la medesima della pellicola 135 anche per la pellicola 120: o 300ml con rotazione continua o 490ml con una rotazione ogni 30 secondi – e primo minuto di rotazione continua, esattamente come le tank tradizionali a capovolgimento. Giusto per la cronaca, con la tank Agfa Rondinax 35 sono sufficienti 200ml di chimica, con la Rondinax 60 addirittura tra i 130 e 150ml !!! Straordinario!

LA PROVA SUL CAMPO DELLA PELLICOLA ARS IMAGO 320 ISO IN FORMATO 120

Per questa prima prova ho utilizzato una Mamiya 7 II, con obiettivo 65mm f/4

 

 

LA PELLICOLA IMAGO 120 320 ISO

Anche per questo articolo ho usato la pellicola Imago 320. Trovate tutte le specifiche qui.

Può essere usata alla sua sensibilità nominale o tirata fino a 800 ISO. E’ un’emulsione che era già presente sul mercato, è stata proposta in tiratura limitata, in fase di esaurimento. Ma LAB-BOX accetta ogni tipo di pellicola

 

 

 

 

 

La Mamiya 7 II

La Mamiya 7 II venne presentata nel 1999, erede della Mamiya 7 con qualche miglioria

Nel 2010, anno del Giubileo, ero in procinto di partire per Roma con le mie figlie, allora piccine. Il distributore italiano di Mamiya mi chiese se volevo provare la macchina, e io mi trovati in un torrido agosto romano a badare innanzitutto ai gioielli di famiglia, a cui si era aggiunto un terzo gioiello, di cui non solo dovevo avere cura estrema, ma anche provarlo. Lo feci di malavoglia, lo confesso, ma alla fine tornai a casa con un paio di rulli esposti. Trovai un’immagine molto interessante della facciata dello Zoo di Roma, sovrastata dalle statue dei leoni, scattata quasi al tramonto in una giornata tersa. Meritava una stampa ma, osservando meglio il negativo mi accorsi che proprio in mezzo al cielo testo c’era una sorta di ingrommatura, piuttosto evidente e che sarebbe stata evidentissima nella stampa finale. Un problema di emulsione, un problema di sviluppo, un problema di obiettivo? Poi guardai meglio l’ingrommatura con un contafili e mi accorsi che non era un’ingrommatura, ma la sagoma microscopica di un aereo appena decollato di cui riuscivo persino a dscernere la livrea e il nome della compagnia, e sul negativo occupava sì e no un paio di millimetri. Fu amore a prima vista….

 

 

 

 

 

MAMIYA 7 II: la “LEICONA”

La MAMIYA 7 II, che come ho già accennato è stata presentata nel 1999 è una medio formato 6×7 cm.

Il mirino è galileiano, il sistema di messa a fuoco a telemetro. E’ provvista di priorità di diaframmi oltre che di tempi di scatto da 1/500 fino a 4 secondi più la posa B; incorpora l’esposimetro, le ottiche sono intercambiabili, ( 43mm, 50, 65, 80, 150 e 210mm ).

Fatto salvo per riarmo della pellicola che è manuale, tutta la fotocamera è governata da una batteria che presiede non solo all’esposimetro ma anche ai tempi di scatto, agendo su un otturatore centrale elettromagnetico incluso in ciascuna ottica. Questo significa, ahimè, che senza batteria la fotocamera non è in grado di scattare e ancora, che l’elettronica on board non è poca. Di contro, anche in Italia, è ancora attiva l’assistenza ufficiale. Ben più leggera e trasportabile delle sorelle maggiori, RB e RZ, la Mamiya 7 II non è certo tascabile, ma sta senza sofferenza al collo o in una piccola borsa. La qualità delle immagini è stupefacente, questo anche grazie al fatto che, mancando il box specchio, la maggior parte delle ottiche hanno costruzione simmetrica – come Leica – e anche per questo in grado di produrre immagini stupefacenti. Non manca l’attacco per lo scatto a distanza, del tipo tradizionale, il triplo occhiello per mantenere la fotocamera al collo in orizzontale o in verticale, un autoscatto utile per attivare l’otturatore quando la macchina è su treppiedi e non si dispone di scatto a distanza. Una grande macchina, insomma, che io ai tempi battezzai ” LA LEICONA” visto che di Leica condivide il mirino galileiano, il telemetro e la grande qualità delle ottiche. Ed è questa la fotocamera con cui ho provato la pellicola ARS IMAGO 120 320 ISO che ho poi sviluppato con il Modulo 120. Confesso di preferire le fotocamere reflex a quelle con mirino galileiano e telemetro, ma per la Mamiya 7 II ( e non solo … ) ho fatto un’eccezione. La annovero, insieme alla Horizon, alla Rolleiflex e alla Nikon FM3A tra le mie macchine predilette. Sulla macchina trovate maggiori informazioni cercando il manuale di istruzioni su Internet. Qualcuno si starà chiedendo perchè scelsi il 65mm: era il giusto compromesso come focale per chi, non avendo mai visto i soldi crescere sugli alberi, aveva la necessità di munirla di una sola focale.

 

il 6×6 cm: un falso storico.

La cosiddetta pellicola 6×6 o 120 ha un altezza intorno ai 61mm e una lunghezza intorno agli 830, 850mm.

Ma se andiamo ad analizzare i vari formati di fotogramma generati dalle varie fotocamere medio formato scopriamo innanzitutto che il formato 6×4,5 in realtà ha un’area utile di 55×41,5mm ( Pentax 645, per fare un esempio) mentre Hasselblad arriva a 55x55mm o al massimo a 56x56mm. Rolleiflex, incredibilmente, arriva in alcuni modelli a 58x58mm e infatti spesso ingloba sul bordo dell’immagine i numeri progressivi del fotogramma. Non esiste quindi un vero formato 6×6 ma ciascun modello di fotocamera sacrifica sui lati alcuni millimetri, da un lato per evitare di imprimere il fotogramma sui bordi dove sono già impressi i numeri progressivi e il tipo di pellicola, dall’altro per altre scelte progettuali. La Mamiya 7 II genera sul rullo 120 10 fotogrammi con un’area utile di 56×69,5mm ed è quindi probabilmente una delle medio formato più aderenti, in questo caso, al concetto di fotogramma 6×7. I rapporti tra i due lati, che nel formato 24x36mm ( qui invece scrupolosamente garantito dalla maggior parte dei modelli di fotocamere 35mm ) è di 1×1,5, nella Mamiya 7 II è di 1 x 1,2, un formato quasi più vicino a quello quadrato che a quello rettangolare ma perfettamente in proporzione con la maggior parte delle carte fotografiche. La carta 24x30cm ha un rapporto 1 a 1,25, la cosiddetta 30x40cm, che in realtà è un 30,5 x 40,6mm ha un rapporto 1 a 1,33. Insomma, la maggior parte delle carte si avvicinano più alla proporzione dei rapporti tra i due lati di un fotogramma 6×7 che 24x36mm. Questo significa poter stampare un negativo a pieno formato, senza tagli, quasi senza alcun sfrido e comunque un’area utile decisamente superiore al 6×6 quando stampato reinquadrato in rettangolare. Dettagli, infinitesimali, ma che in stampa sono dei plus percepibili.

 

ARS-IMAGO MB – MONOBATH FILM DEVELOPER 2x500ml

Ho utilizzato anche per questo articolo il monobagno MONOBATH di Ars Imago. Sono due componenti pronti all’uso che miscelati tra loro danno 1000ml di soluzione pronta all’usa che può essere utilizzata per sviluppare fino a 15 pellicole, siano esse 135 o 120 nel’arco di due settimane dalla prima miscelazione. I due componenti, uns volta aperti e usati in modalità one shot durano poco più di un mese

ARS-IMAGO MB MONOBATH è un rivelatore monobagno per pellicole bianco e nero che sviluppa e fissa in un’unica soluzione restituendo negativi con contrasto medio alto ed un’equilibrata resa tonale. 

Miscelando la Parte A con la Parte B è pronto per l’uso e può essere riutilizzato più volte nell’arco di due mesi. E’ possibile anche diluirlo 1:1 ed utilizzarlo come soluzione usa e getta. 

I risultati migliori si ottengono con le pellicole a grana cubica come Ilford Hp5 e Fp4, Kodak Tri-x, Rollei Rpx, Fomapan o Kentmere. E’ invece sconsigliato l’utilizzo con le pellicole T-grain come Ilford Delta e Kodak T-max.

Stock A+B: Una volta miscelata la Parte A con la Parte B in parti uguali si ottiene la soluzione di lavoro che può essere riutilizzata più volte nell’arco di due settimane, tempo per il quale lo sviluppo è garantito. 
Il tempo di sviluppo consigliato è di 8 minuti con agitazione continua ( se si utilizzano 300ml di soluzione, o una rotazione ogni 30 secondi se si utilizzano 490ml di soluzione. 

 

Diluito 2+1+1: Miscelando la soluzione stock con la stessa quantità d’acqua di ottiene una soluzione diluita 1:1 (2 parti d’acqua, 1 parte A e 1 parte B) che può essere utilizza come sviluppo one shot usa e getta. E’ il metodo che ho utilizzato per sviluppare la pellicola Imago 320 di questo articolo.

Il tempo di sviluppo consigliato è di 10 minuti con agitazione continua( se si utilizzano 300ml di soluzione, o una rotazione ogni 30 secondi se si utilizzano 490ml di soluzione. . Dopo lo sviluppo la pellicola deve essere lavata in acqua corrente per almeno 10 minuti.


TEMPERATURA:
 La temperatura non influisce in maniera determinante ma deve essere 
compresa tra i 20° e i 25°.


AGITAZIONE
: Continua per i primi 30 secondi, tre-quattro inversioni (o 10 secondi) ogni minuto per il restante tempo di sviluppo.

 

 

 

 

LAB-BOX: sviluppare con 300ml di soluzione e rotazione continua o con 490ml di soluzione STOP & GO ?

Dopo aver inserito i 300 ml di soluzione nella LAB-BOX iniziate a girare dolcemente e ininterrottamente la manopola in senso orario per 10 minuti. La temperatura suggerita è di 20°C, ma in questo caso la chimica era a 22°C e non ci pare abbia influito in modo significativo nella qualità dello sviluppo.

A sviluppo ultimato eliminate la chimica e inserite 300ml di acqua del rubinetto per un primo lavaggio. A questo punto potete aprire la LAB-BOX, rimuovere la manopola, estrarre la spirale e controllare la bontà del procedimento a partire dagli ultimi fotogrammi. 

Suggerisco poi un lavaggio REALE sotto acqua corrente lasciando la spirale nella tank senza rimettere in posizione la manopola così che l’acqua possa fuoriuscire a metà della tank. Un ultimo passaggio in acqua depurata e imbibente per scongiurare le macchie di calcare e la vostra pellicola 135 è pronta per essere appesa per l’asciugatura e la successiva stampa.

lavorare in One Shot o a estinzione del prodotto porta a risultati differenti sia dal punto di vista chimico che economico. Mescolando insieme i due componenti si ottengono 1000ml di soluzione pronta all’uso con cui sviluppare fino a 15 rulli – indifferente se in formato 135 che 120 -. Il costo per ogni sviluppo, con il Monobath di Ars Imago , calcolando che la confezione costa € 19,90 è di € 1,32 a rullo, indipendentemente se ne vengono utilizzati 300ml con rotazione continua o 490ml con stop & go. Se si lavora in modalità One Shot, quindi 32 aprti di acqua, una parte di componente A e una parte di componente B, in modalità rotazione continua utilizzando 300ml di soluzione per volta ( 150ml di acqua + 75ml di componente A + 75ml di componente B, si arrivano a sviluppare 6 rulli ( quasi 7 ) con un costo di chimica a rullo di  3,31 a rullo. Piuttosto caro. 

 

 

 

 

 

LAB-BOX CON MODULO 120: anche in questo caso il risultato finale ci ha convinto

Il risultato finale mi ha convinto con qualche riserva di cui parlerò più avanti. 

 

 

 

 

 

IL MODULO 120: le relative dolenti note. La sfiammatura sul primo fotogramma.

Qui sopra tre immagini del primo rullo che ho sviluppato con il Modulo 120: in alto il primo fotogramma, notate che insieme alla testa della pellicola si è bruciato per quasi un centimetro: si tratta della parte della pellicola adesa al nastro adesivo che deve essere staccato prima di clampare la pellicola e spiraralarla. Certamente ho tirato leggermente la pellicola facendone fuoriuscire una parte dal cilindro/camera oscura e bruciando così una parte del primo fotogramma; la secfonda immagine è uno dei fotogrammi centrali dove si evidenzia la reale lunghezza del fotogramma della Mamiya 7 II: 69,5mm; la terza immagine è l’ultimo fotogramma, con la coda finale della pellicola, che non ha subito alcun tipo di sfiammaura ( è l’ultima parte della pellicola, quella che entra per ultima nella spirale quando la LAB-BOX è già da tempo con il coperchio chiuso. Ho fatto nei giorni successivi altri sviluppi di pellicole 120, differenti tra loro e impressionate con differenti fotocamere: facendo una grande attenzione a staccare il nastro adesivo senza far fuoriuscire altra pellicola dal cilindro/camera oscura sono riuscito a non sfiammare NESSUN primo fotogramma degli altri rulli. La sfiammatura arriva mediamente a circa 4mm dal fotogramma; certo, è un bel rischio ma ci sono diversi accorgimenti per lavorare tranquilli: il primo è quello, appena riportato, di non tirare la pellicola mentre si stacca il nastro adesivo, il secondo è quello, con le fotocamere d’epoca ad avanzamento manuale della pellicola, di intercettare il numero del fotogramma nell’apposita finestrella e a cominciare dal primo fotogramma ruotare di qualche grado il bottone di avvolgimento fino a che il numero impresso sulla carta protettiva scompare a destra, così da allontanare il primo fotogramma dall’area della possibile sfiammatura e lasciare poi lo stesso spazio tra gli altri fotogrammi, avanzando sempre fino a che i vari numeri progressivi non scompiaono a destra della finestrella; se la fotocamera è una Rolleiflex priva dell’intercettamento automatico del primo fotogramma ( solo alcuni modelli recenti dispongono di questo sistema automatizzato – ma dotata delle classiche due frecce stampate sul bordo del riquadro interno della fotocamera sulle quali vanno allineate le due frecce stampate sulla carta di protezione, basta ruotare la manovella di riavvolgimento in modo che le due frecce stampate sulla carta di protezione sorpassino di almeno 4mm le frecce stampate all’interno della fotocamera. Stessa procedura anche per altre fotocamere, come Hasselblad o Mamiya che nella maggior parte dei modelli richiedono l’allineamento delle frecce. In gni caso, a causa del fatto che non tutte le pellicole 120 hanno la stessa lunghezza, e che non tutte le fotocamere 120 lasciano la stessa spaziatura tra un fotogramma e l’altro, il metodo più sicuro è quello di caricare normalmente la fotocamera e scattare il primo fotogramma con il tappo davanti all’obiettivo. In questo modo avrete la certezza matematica che anche se sfiammate il primo fotogramma, non avendolo esposto, diventa assolutamente sacrificabile. E’ chiaro che le cose cambiano in baso al tipo di macchina: una 6×4,5 in questo modo avrà 15 scatti buoni su 16, una 6×6 11 su 12, una 6×7 9 su 10, una 6×9 7 su 8….. fate qualche prova usando la vostra pellicola 120 che usate maggiormente sulla vostra fotocamera 120 che usate maggiormente, e regolatevi poi di conseguenza.

 

IL MODULO 120: le prevenzioni per evitare la sfiammatura sul primo fotogramma

La prima prevenzione è quella di non tirare la pellicola mentre si stacca il nastro adesivo, la secondo è quella, con le fotocamere d’epoca ad avanzamento manuale della pellicola, di intercettare il numero del fotogramma nell’apposita finestrella e a cominciare dal primo fotogramma ruotare di qualche grado il bottone di avvolgimento fino a che il numero impresso sulla carta protettiva scompare a destra, così da allontanare il primo fotogramma dall’area della possibile sfiammatura e lasciare poi lo stesso spazio tra gli altri fotogrammi, avanzando sempre fino a che i vari numeri progressivi non scompiaono a destra della finestrella ( qui sopra un esempio usando una Agfa Isolette ); se la fotocamera è una Rolleiflex priva dell’intercettamento automatico del primo fotogramma ( solo alcuni modelli recenti dispongono di questo sistema automatizzato – ma dotata delle classiche due frecce stampate sul bordo del riquadro interno della fotocamera sulle quali vanno allineate le due frecce stampate sulla carta di protezione, basta ruotare la manovella di riavvolgimento in modo che le due frecce stampate sulla carta di protezione sorpassino di almeno 4mm le frecce stampate all’interno della fotocamera. Stessa procedura anche per altre fotocamere, come Hasselblad o Mamiya ( sempre qui sopra le immagini del sovra avanzamento delle frecce di allineamento su una Mamiya 7 II )  che nella maggior parte dei modelli richiedono l’allineamento delle frecce. In ogni caso, a causa del fatto che non tutte le pellicole 120 hanno la stessa lunghezza, e che non tutte le fotocamere 120 lasciano la stessa spaziatura tra un fotogramma e l’altro, il metodo più sicuro è quello di caricare normalmente la fotocamera e scattare il primo fotogramma con il tappo davanti all’obiettivo. In questo modo avrete la certezza matematica che anche se sfiammate il primo fotogramma, non avendolo esposto, diventa assolutamente sacrificabile. E’ chiaro che le cose cambiano in baso al tipo di macchina: una 6×4,5 in questo modo avrà 15 scatti buoni su 16, una 6×6 11 su 12, una 6×7 9 su 10, una 6×9 7 su 8….. fate qualche prova usando la vostra pellicola 120 che usate maggiormente sulla vostra fotocamera 120 che usate maggiormente, e regolatevi poi di conseguenza.

 

I risultati

Anche in questa prova tanto la fotocamera, la mitica Mamiya 7 II che la pellicola Ars Imago 120 320 ISO sviluppata in Monobath si sono comportate egregiamente. Come di prammatica nelle immagini finali ho rifotografato il negativo appoggiandovi sopra una diottra decimillimetrata per valutare sia la risoluzione che la grana ottenuta. Tutto ottimo, mi pare!

 

 

 

CONCLUSIONI

 

LAB-BOX 120 è più complessa rispetto al Modulo 135 ma non certo impossibile. Se pensate di sviluppare anche rulli 120 vi suggerisco il kit completo che è più conveniente rispetto all’acquisto del kit 135 e del Modulo 120 a parte.

 

LAB-BOX diventa ancora più strategico se usata con chimica monobagno: si tratta di prodotti che contengono sia lo sviluppo che il fissaggio in un’unica soluzione, come l’ARS-IMAGO MB MONOBATH FILM DEVELOPER 2X500ML, una chimica che si attiva unendo le due soluzioni a corredo e che è in grado di sviluppare e fissare contemporaneamente una pellicola in meno di dieci minuti. Altrettanto valido il monobagno a singolo componente distribuito da Punto Foto Group,  come il dxONE, della linea AG+ che di sviluppare e fissare contemporaneamente una pellicola in 7 minuti. In questo modo è davvero possibile avere sempre con sè quella parte della camera oscura deputata allo sviluppo, il tutto racchiuso in un borsa dalle dimensioni estremamente contenute.

A breve pubblicherò le prove sul campo del LAB-BOX sia utilizzato per sviluppare pellicole 135 che 120 usando la chimica  dxONE DI PUNTO FOTO GROUP.

 

FILMISNOTDEAD, DARK IS DEAD…

Alla prossima.

Gerardo Bonomo

 

Ringraziamenti:

Ad Alessandro Bezze che si è prestato come videomaker.

A Stefano Breseghello che mi ha incantato con il brano musicale da lui composto che conclude il video.

A voi tutti che mi avete voluto dedicare NON POCO del vostro tempo.

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