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Nikon FM3A: istruzioni per l’uso. Quarta Parte: lo sviluppo

In questo quarto articolo e videotutorial sulla Nikon FM3A arriviamo a una delle fasi più delicate dell’intero processo: lo sviluppo della pellicola. Se alcuni errori in ripresa e in stampa sono “riparabili”, lo sviluppo NON ammette errori di alcun tipo. Il procedimento non è complesso ma richiede molta attenzione e disciplina

Buona visione e buona lettura a tutti

Gerardo Bonomo

La pellicola utilizzata: Rollei RPX 25

Dello sviluppo ne parleremo nell’ultimo capitolo, nel frattempo parliamo della pellicola. Si tratta di una 25 ISO pancromatica, con una delle sensibilità più basse attualmente disponibile sul mercato e viene prodotta tanto in formato 135 che 120 e 4×5

Con una risoluzione di 260 linee / mm la RPX25 è una delle pellicole attualmente in commercio con la maggior risoluzione disponibile. La grana è quasi impercettibile, soprattutto se accoppiata con uno sviluppo corretto.

Potete trovare il datasheet QUI. Le immagini che lo corroborano sono state realizzate dal sottoscritto. Le pellicole Rollei sono distribuite in Italia dalla Punto Foto Group

ROLLEI RPX 25 lo slogan scelto per questa pellicola “LA SOLUZIONE STA NELLA RISOLUZIONE” indica perfettamente la caratteristica saliente di questa emulsione. Grazie alla sua sensibilità nominale di ISO 25/15°, alla sua latitudine di posa e al fatto che l’emulsione è stesa su supporto trasparente in PET è garantita la massima acutanza alla minima grana. Oltretutto può essere esposta anche a iso 50/18° con un guadagno di 1 stop e sviluppata anche in dia!

  • Rollei RPX 25 è un film pancromatico a bassa velocità in bianco e nero con una sensibilità nominale di ISO 25/15 °. A parte la grana straordinariamente fine, la Rollei RPX 25 ha un grande potere risolutivo e un’alta acutanza. Rollei RPX 25 è caratterizzato da una riserva ad alta sensibilità di un f-stop, a seconda dello sviluppo. L’emulsione sottile e ricca di argento è rivestita su una base cristallina e offre un eccellente equilibrio tra qualità dell’immagine (nitidezza / grana fine) e velocità di resa. Caratteristiche: • film pancromatico a bassa velocità, ISO 25/15 ° • risoluzione del contrasto di potenza 1000: 1 = 260 linee / mm • Granularità RMS (x1000) = 8 • latitudine di esposizione estesa (tra 12 e 50 ISO) • buono per l’elaborazione push / pull • buona riproduzione del tono • grande densità massima • trasparente = ideale per la scansione e come diapositiva • lo strato anti-curling assicura una planarità ottimale

DISPONIBILE  IN 35 MM, ROLLFILM 120 E PELLICOLA PIANA 4X5”

Cominciamo dalla chimica

Nello sviluppo di un qualsiasi negtivo il processo prevede lo sviluppo, l’arresto e il fissaggio che poi andremo a comprendere meglio.

La chimica viene venduta normalmente liquida, pronta da diluire, conservata in bottiglie sigillate.

E’ importante rendersi conto di alcuni fattori:

  1. la chimica, anche mai aperta, nel corso del tempo tende a perdere di forza, è importante quindi acquistarla in punti vendita di fiducia che abbiano una buona rotazione di magazzino
  2. Una volta acquistata, la chimica, anche ancora non aperta, non si conserva indefinitivamente: soprattutto lo sviluppo, che delle tre chimiche è quella fondamentale, deve essere fresco: una bottiglia di chimica anche mai aperta che è “lì” da anni, certamente s è degradata e, soprattutto parlando dello sviluppo, è preferibile non fare esperimenti per valutare se è ancora vigorosa, ma acquistarne di nuova
  3. Una volta che una bottiglia di chimica è stata aperta, e qui non solo lo sviluppo, il degrado, a causa dell’ossidazione, diventa molto più rapido; alcuni sviluppi una volta aperti cominciano a cambiare di colore, prendendo un color ruggine, evitate di usarli, potrebbero non avere più alcun vigore
  4. Una volta che la chimica è stata diluita intervengono altri due fattori: il primo è da quanto tempo è stat diluita, il secondo quante pellicole sono state utilizzate con la stessa chimica. Tralasciando lo sviluppo, che nel 90% dei casi è one shot, arresto e fissaggio possono essere utilizzati per processare diversi rulli, prima di perdere di vigore – molte aziende forniscono istruzioni in merito al numero di rulli che possono essere processati. Meglio trattare un rullo in meno che un rullo in più con una chimica dubbia: il fissaggio, per esempio, quando ha perso di vigore, si manifesta con un negativo con un fondo madreperlato; nessuna paura, il negativo può essere rifissato con del fissaggio fresco, ma in alcune situazioni il fissaggio esausto produce delle solforazioni che poi sono difficile da eliminare dalla pellicola, anche una volta rifissata con del fissaggio fresco. marcate ogni bottiglia con la data di acquisto e con la data di apertura per le bottiglie di chimica da diluire, e marcate le bottiglie di arresto e fissaggio man mano che le utilizzate per sviluppare diversi negativi – un pò come le tacche sulla sciabola di un pirata … – ovviamente utilizzando del semplice nastro adesivo di carta. Di norma con mezzo litro di arresto e/o di fissaggio si possono trattare tranquillamente fino a 10 rulli; a prescindere dal fatto che il fissaggio esausto si rivela come tale mostrando un negativo madreperlato, non cercate di risparmiare sulla chimica forandone l’utilizzo oltre il numero di rulli stabiliti. In analogico la perdita di un negativo è un processo ireversibile.

 

 

Smaltimento chimica esausta

Si deve/dovrebbe fare un ovvio distinguo dall’esigua produzione di chimica esausta da parte di un privato o da un’azienda.

Fa fede il CER ( Catalogo Europeo Rifiuti ) da cui ho estratto i seguenti passi:

090000 RIFIUTI DELL’INDUSTRIA FOTOGRAFICA

090000 RIFIUTI DELL’INDUSTRIA FOTOGRAFICA

090100 rifiuti dell’industria fotografica

090106 * rifiuti contenenti argento prodotti dal trattamento in loco di rifiuti fotografici

090107 carta e pellicole per fotografia, contenenti argento o composti dell’argento

090108 carta e pellicole per fotografia, non contenenti argento o composti dell’argento

200117 * prodotti fotochimici

Come smaltire le sostanze chimiche

Chiunque utilizza sostanze chimiche per lo sviluppo ha la responsabilità legale e morale di fare in modo di smaltire tutti i rifiuti pericolosi che si generano durante le sessioni di trattamento. Ci sono sicuramente sanzioni statali e regonali di smaltimento illegale di tali rifiuti. Per evitare questo, si prega di seguire le seguenti regole:

  • Sistemate i chimici utilizzati negli appositi contenitori. (Le bottiglie vuote in cui la sostanza chimica era originariamente contenuta sono le migliori). NON MESCOLARE PRODOTTI CHIMICI!
  • Etichettate il contenitore come “rifiuti pericolosi”, includendo il nome chimico e la data sul contenitore.
  • Non appena il contenitore è pieno, contattare l’ufficio locale per l’ambiente, la salute e la gestione della sicurezza per scoprire che cosa fare con questi contenitori.
  • Inserire una descrizione rifiuti completa sul contenitore.

Smaltimento di rifiuti non pericolosi
*Sviluppo (soluzioni idrochinone) può essere versato nel lavandino, anche se l’idrochinone puro non dovrebbe mai essere rilasciati nell’ambiente.

  • Bagno di arresto (soluzioni di acido acetico) può essere versato nel lavandino con acqua corrente.
  • Anche in questo caso, verificare le normative locali sullo smaltimento chimico per essere sicuri di non infrangere alcuna legge.

Detto questo, in Italia esistono in diverse città piattaforme ecologiche che accettano lo smaltimento di simili rifiuti. Torno all’idea iniziale, che la pericolosità di uno smaltimento diretto di pochi centilitri di chimica da parte di un privato non è assimilabile a quella di un laboratorio fotografico.

 

Il corretto caricamento della pellicola nella spirale: L’asiugatura della spirale

Io per prima cosa  passo la spirale sotto un phon, anche se la spirale è perfettmente asciutta, per eliminare qualsiasi residuo umido che, una volta inserita la pellicola nella spirale, rischierebbe di bloccarla

 

 

L’estrazione della coda della pellicola

Parlando come in questo caso di formato 135, io preferiwco sempre far rientrare completamente la coda della pellicola nel rullino, soprattutto se si tratta su pellicola su base P.E.T. che come già spiegato si comportano come una fibra ottica e tendono a far “entrare” luce che potrebbe velare il primo fotogramma o i suoi bordi. Utilizzo un estrattore della A.P. che è decisamente a prova d’errore e che al primo colpo permette di estrarre la coda dal rullino.

 

Il taglio della coda della pellicola

Si passa poi al taglio della coda della pellicola, evitando di tagliare le perforazioni presenti sulla pellicola 135 ed eventualmente smussando leggermente i bordi per agevolare lo scivolamento della pellicola nella spirale

 

 

 

L’inserimento della pellicola nella spirale

E’ l’ultima manovra che si compie alla luce, si inserisce la pellicola nella spirale fino a che non ha oltreppassato le due sferette di acciaio di fermo. A questo punto buio assoluto, o con la changing bag o, molto meglio, in una stanza completamente oscurata, ovvero nella quale non entra neppure un fotone di luce.

 

 

 

Per chi ha paura del buio: le tank daylight

Qui sopra raffigurati alcuni esemplari della Rondinax, una tank daylight progettata da Agfa e ahimè non più in produzione che consente – è ancora, seppure difficilmente, reperibile usata – di caricare la pellicola in piena luce. L’alternativa attualmente in produzione è LAB BOX una tank che deriva dalla Rondinax, progettata in Italia e sulla quale nel mio blog troverete diversi articoli. Con le tank daylight il caricamento è facilitato e in nessun momento della procedura occorre il buio assoluto. QUI trovate un mio articolo espressamente dedicato alla mitica Rondinax

 

 

 

Il prebagno

Tutte le pellicole bianco/nero e colore sono stese su un supporto in poliestere trasparente con uno spiccato strato antialone, responsabile della migliore riproduzione dei pur minimi dettagli e per evitare rifrazioni in ripresa. Questo strato viene “lavato” via con il pre-bagno in temperatura di trattamento. Il prebagno è indispensabile per il trattamento delle pellicole a colori, mentre è anche tollerabile il passaggio diretto allo sviluppo, se non fosse per il fatto che, come nel caso della pellicola in questione, la Rollei RPX25, il supporto in poliestere a uno spiccato strato atihalo che è opportuno rimuovere, per permettere poi allo sviluppo di agire immediatamente su entrambi i lati della pellicola. Il prebagno inoltre fa in modo che eventuali bolle d’aria che si potrebbero formare in fase di inizio sviluppo tra la pellicola asciutta e la spirale, man mano che questa riceve lo sviluppo vengano eliminate prima dell’azione dello sviluppo che, nelle zone dell’emulsioni “ricoperte” dalle bolle d’aria non è in grado di agire, lasciando poi delle macchie trasparenti sulla pellicola, una volta fissata. Queste macchie trasparenti in fase di stampa si trasformano in macchie marcatamente scure sulla stampa finale, che andrebbero sgarzate con un cutter – impresa titanica. Certe pellicole poi, come la Ferrania P30 che ha uno strato antihalo “massiccio” devono obbligatoriamente subire il prebagno addirittura di quattro minuti e a temperatura superiore ai 20 gradi perchè diversamente il processo di sviluppo verrebbe inibito. A seconda del tipo di pellicola, una volta trascorso il minuto di prebagno in acqua del rubinetto, l’acqua potrebbe risultare colorata o meno; la cosa è indifferente, c’è comunque la certezza che lo strato antihalo è stato rimosso e che il rischio della formazione di bolle d’aria è completamente evitato.

 

 

 

 

La fase cruciale: lo sviluppo

E’ questa la fase in cui “ci si gioca tutto”: la scelta dello sviluppo, della diluizione, del tipo di agitazione, del tempo e della temperatura sono gli elementi che, dando per scontato di avere tra le mani una pellicola di manifattura eccellente e correttamente esposta, posso portare ad ottenere un negativo splendido o un “fetecchia”.

Io da tempo uso l’italianissimo Hydrofen di Bellini, distribuito in Italia dalla Punto Foto Goup di Milano

 

 

 

 

Bellini Hydrofen: scheda tecnica

Qui la scheda Tecnica. L’Hydrofen può essere diluito 1+15, come da istruzioni, o 1+31, raddoppiando in questo caso i tempi di sviluppo indicati in tabella.

per poter scaricare la tabella in formato PDF cliccate QUI

Questo Sviluppo a base di Idrochinone e Phenidone è formulato specificamente per il trattamento delle Pellicole B/W.

Ho sviluppato la Rollei RPX25 esposta alla sesnbilità nominale alla diluzione 1+31 per 11 minuti a 20 grdi, dopo un minuto di prebagno, con rotazione continua per il primo minuto e una rotazione ogni 30 secondi per i 10 minuti successivi.

In diluizione 1+31 – ma la casa Madre parla anche di una diluzione 1+39, con i tempi rddoppiati rispetto alla tabella, si ottiene una grana di una finezza assoluta e una gamma tonale davvero incredibile. Senza nulla togliere alla diluizione 1+50 del Rodinal, sul lungo periodo anche l’Hydrofen a 1+31 fa risparmiare molta chimica e… molti soldi.

 

Cercando le vecchie istruzioni di Agfa compare il mitico Studional, che guarda caso poteva essere diluito sia a 1+1 che a 1+31, che poi, guarda caso, sono gli stessi tempi e le stesse diluizioni anche del Rodinal Special

Film speed (exposure index = γ 0.65) Film type Time * Speed

Agfapan APX 100 4 min ISO 100/21°

Agfapan APX 400 6 min ISO 400/27°

Fuji Neopan 400 Prof. 3 min ISO 320/26°

Fuji Neopan 1600 Prof. 3 min ISO 800/30°

Ilford PAN-F Plus 3 min ISO 50/18°

Ilford FP 4 Plus 3.5 min ISO 100/21°

Ilford HP 5 Plus 4 min ISO 400/27°

Ilford Delta 100 3.5 min ISO 160/23°

Ilford Delta 400 4.5 min ISO 400/27°

Ilford Delta 3200 6 min ISO 1250/32°

Ilford SFX 200 4 min ISO 125/22°

Kodak Plus-X 5 min ISO 125/22°

Kodak Tri-X 3.5 min ISO 400/27°

Kodak T-MAX 100 5 min ISO 80/20°

Kodak T-MAX 400 5 min ISO 400/27°

Kodak T-MAX p3200 6 min ISO 1250/32°

Kodak Recording 2475 6 min ISO 640/29°

* Small tank or tray processing at 20 °C.

 

 

 

 

 

Il Bagno d’arresto: Rollei Ecostop

A seguire un minuto di arresto in Rollei Ecostop alla diluzione 1+19. L’arresto oltre a bloccare istantaneamente lo svilippo evita che questo venga a contatto con il fissaggio, indebolendone prematuramente la capacità d eliminare i granuli di alogenuro d’argento che non sono stati colpiti dalla luce

 

 

 

 

 

Il Fissaggio: Rollei Ecofix

Nin fatevi ingannare dalla parola “ECO” tanto l’Ecostop che l’Ecofix sono delle ottime chimiche ma dove il prefisso “ECO” sta per economico. E siccome io preferisco cambiare di frequente tanto la soluzione d’arresto che di fissaggio, privilegio queste chimiche a buon mercato che smaltisco spesso dopo solo 5 o 6 trattamenti di sviluppo.

Ecofix può esssere diluito da 1+4 a 1+9; io di solito lo diluisco a 1+7 e procedo con un trattamento di sette minuti ruotando abbastanza spesso la tank. A fissaggio terminato, prima del lavaggio, controllo la pellicola per essee certo, come spiegato all’inizio, che per qualsivoglia motivo il bagno di fissaggio non fosse esausto. In questo caso procedo a un secondo bagno di fissaggio con fissaggio fresco; anche se nel frattempo la pellicola ha preso luce la stessa non è più in grado di agire sull’emulsione, mentre il fissaggio fresco completa il lavoro lasciato a metà dl fissaggio esausto

Il liquido utilizzato per il fissaggio consiste in una soluzione salina che ha lo scopo di sciogliere gli alogenuri di argento non esposti alla luce e quindi non trasformati in argento metallico.

Una volta che la pellicola viene immersa in questo liquido e vi viene lasciata di solito per circa 5 minuti, non è più soggette a modificazioni date dalla luce.

Esiste un fissaggio indurente e uno non indurente (spesso all’iposolfito).

Di solito le soluzioni di fissaggio contengono, in percentuali variabili:

  • Acido acetico (tra il 5% e il 10%);
  • Sodio solfito (tra l’1% ed il 5%);
  • Acido borico (tra l’1% ed il 5%).

I reflui di fissaggio sono classificati, secondo la normativa in vigore per lo smaltimento dei rifiuti, come rifiuto speciale e pericoloso. Ad essi è attribuito il codice CER 090104.

 

 

 

 
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Il lavaggio finale

Il lavaggio finale può essere compiuto sia appoggiando la tank sotto il getto dell’acqua del rubinetto che usando iniettori particolari.

Ad accomunare i due sistemi c’è innanitutto la temperatura che DEVE essere innanzitutto NON inferiore ai 20 gradi almeno per i primi minuti per poi raffreddare volendo gradatamente l’acqua nei minuti successivi. Questo per evitare una retinatura irreversibile dell’emulsione causato dallo shock termico del brusco passaggio del fissaggio a 20 gradi in acqua, poniamo, a 8 gradi. Io caldeggio comunque gli iniettori, qui raffigurato quello della Jobo, compatibile sia con le tank Paterson che A.P. che Kaiser. Grazie a un foro nel plixiglass si crea il cosidetto effetto Venturi, per il quale l’acqua si miscela automaticamente all’aria risparmiando molta acqua da un lato e abbreviando in maniera drastica i tempi di lavaggio, fono ad arrivare  soli 3/4 minuti. L’iniettire spinge l’acqua “buona” sul fondo della tank da cui risale lungo la pellicola asportando in modo significativo l’iposofito di sodio. Ve lo consiglio caldamente. A monte del tubo io inserisco un boccolo di lna di vetro di quella che si trova comunemente nei negozi per acquariofili, per trattenere nn certo le impurità chimiche, ma almeno quello fisiche.

 

 

 
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Il passaggio finale in acqua depurata e imbibente

Dopo il lavaggio, prima dell’asciugatura, si lascia il negativo nella tank per un paio di minuti aggiungendo acqua depurata F.U con 5ml di Wetting Agent sciolti in un litro di acqua depurata. L’acqua depurata si sostituisce all’acqua carica di calcare evitandone la formazione sul negativo una volta asciutto. Il Wetting Agent è un tensioattivo che facilita lo scorrimento dell’acqua residua verso il fondo della pellicola una volta stesa. Una pellicola su base P.E.T. a seconda della temperatura ambiente e umidità relativa asciuga in 20 minuti, una pellicola su base triacetato asciuga in oltre un’ora. La Rollei RPX25 essendo su base P.E.T. asciuga in meno di 30 minuti ed è poi pronta per l’archiviazione.

 

 

 
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L’archiviazione

Nel momento in cui il negativo è perfettamente asciutto lo si taglia e lo si conserva in appositi fogli: io consiglio le pergamine acid free che hanno lo svantaggio di non permettere una chiara visione del negativo una volta inserito, ma il doppio vantaggio di non caricare elettrostaticamente il negativo ogni volta che lo si estrae per stamparlo, ed essendo acid free sono conservati in un materiale che non rilascia nel corso del tempo alcun tipo di chimica volatile che potrebbe rovinare i negativi.

I negativi poi andrebbero provinati e tenuti al BUIO in apposite scatole, sempre acid free, insieme ai provini.

Un assaggio del risultato finale

Nella quinta puntata vedremo tutti i risultati finali, qui solo un assaggio. Notate in rosso i millimetri e in blu i decimi di millimetri; notate anche che non c’è traccia di grana, la gamma tonale è eccezionale, e l’ingrandimento con la diottra corrisponde  a una porzione di una gigantografia in formato 50x70cm. 

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Conclusioni

La Rollei RPX25 ha mantenuto le sue promesse di 260 linne/mm d risoluzione, l’obiettivo, il vecchio Micro Nikkor f/2.8 Ais diaframmato a f/5,6 ha ancora il suo perchè, e il Bellini Hydrofen diluito 1+31 è stata la ciliegina sulla torta.

Nella quinta parte vi spiegherò sia come riprodurre digitalmente i negativi senza usare lo scanner e passeremo naturalmente alla stampa finale dei migliori scatti di questo shooting.

In ultimo ricordo che in questo periodo propongo corsi one to one via Skype sia su argomenti analogici – ovviamente – che su alcuni argomenti digitali, Per maggiori informazioni potete scrivermi a gerardobonomogmail.com o contattarmi al 33356619215.

La spiegazione sintetica dei corsi ” virtuali” la trovate cliccando QUI 

Buona luce a tutti

 

Gerardo Bonomo

 

 

 
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