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Guida ai filtri per la fotografia in bianco e nero

Il filtro, nella fotografia su pellicola in bianco e nero non è considerato né conosciuto da tutti.

In realtà,  a causa del differente comportamento verso i colori dell’occhio umano da una parte, della pellicola dall’altra, l’uso del filtro appropriato non può che migliorare, o in alcuni casi, “alterare, modificare “ la risposta in bianco e nero della pellicola ai vari colori della realtà.

Le pellicole poi hanno differenti risposte spettrali alla luce, sia essa solare che artificiale.

Se escludiamo alcuni filtri proprietari, con baionette o con diametro filtro proprietari, come Rolleiflex, Hasselblad piuttosto che Leica, i filtri hanno un attacco filettato differente ( pitch thread ), di solito 0,75mm per poter essere avvitato al di sopra della lente frontale dell’obiettivo. Rolleiflex dispone solo di filtri con attacco a baionetta e anche Hasselblad per molte ottiche propone la possibilità di utilizzare unicamente filtri a baionetta

Se in fotografia digitale, in molti casi, i filtri possono essere applicati in postproduzione, nella fotografia su pellicola non è possibile, anche se in stampa è possibile migliorare la resa di un’immagine, scurendo un cielo e/o schiarendo la vegetazione. Ma andare in stampa con un negativo che è già stato filtrato in ripresa è indubbiamente la cosa migliore.

Buona lettura a tutti

Gerardo Bonomo

Differenza tra visione umana e visione su pellicola

La luce è formata da diverse lunghezze d’onda, ciascuna corrispondente a un colore.

La capacitò visiva di un essere umano sale in corrispondenza del verde e del giallo e tende ad attenuarsi nella zona del rosso. Il motivo è atavico: i primi esseri umani avevano bisogno di distinguere in modo particolare il verde, cioè i toni del fogliame, di cui si alimentavano, mentre avevano un interesse decisamente inferiore a distinguere altri colori, come il rosso.

Se dico, la pellicola, parto col piede sbagliato: tutte le pellicole si comportano in modo differente nella trasposizione dei vari colori in bianco e nero: ci sono pellicola ortocromatiche che non hanno alcuna sensibilità al colore rosso, pellicole pancromatiche che hanno una sensibilità simile all’occhio umano, pellicole infrarosso, che sono in grado di vedere appunto lo spettro dell’infrarosso, che è assolutamente invisibile all’occhio umano.

Non voglio con questo dire che ogni pellicola necessita del suo filtro particolare, ma che questi gruppi di pellicole appena citati si comportano in modo diverso, a parità di filtro innestato.

E anche le altre pellicole hanno, ciascuna, una risposta allo spettro differente, non in modo eclatante.

Distinguerei quindi le pellicole in ortocromatiche,pancromatiche,iperpancromatiche e infrarosso.

Lo spettro solare

Prendiamo naturalmente come punto di riferimento la luce emessa dal Sole e non da una qualsiasi sorgente di illuminazione artificiale.

Anche se nello spettro solare sono incluse radiazioni invisibili all’occhio umano, come i raggi ultravioletti o i raggi infrarosso, l’occhio è in grado di vedere la parte dello spettro che va dai 400 nm ( nm= nanometro = un miliardesimo di metro ) fino ai 700 nm della radiazione rossa.

Noi quindi dello spettro solare siamo in grado di vedere una porzione molto ristretta. Ma alcune pellicola sono in grado di vedere parti invisibili dello spettro come le radiazioni infrarosso.

Nell’attraversare l’atmosfera, una frazione dei raggi solari viene assorbita o deviata (scattering) a seguito degli urti con le molecole dell’atmosfera stessa (inclusi il vapore acqueo, le nubi e gli aerosol). L’attenuazione interessa tutte le lunghezze d’onda dello spettro, però in maniera differenziata, per cui lo spettro elettromagnetico risultante assume un profilo irregolare.

E’ il motivo per cui in alta montagna, in una giornata serena, il cielo assume un colore blu profondo, fino a diventare completamente nero ad altitudini più elevate come su una cima a  9000 metri; e contemporaneamente, nella stessa giornata, alla stessa ora, può capitare che in pianura, o comunque vicini al livello del mare, il cielo per l’occhio umano diventa di un azzurro pallido, se non bianco.

L’uso ragionato dei filtri in base al tipo di pellicola impiegata fa sì che queste differenze si neutralizzino o, in alcuni casi, si amplifichino.

A seconda dell’ora del giorno e non solo la parte dello spettro solare che raggiunge la terra si modifica, questo è importante tanto per la fotografia  a colori che in bianco e nero.

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Le funzioni dei filtri nella fotografia in bianco e nero

I filtri per il bianco e nero sono responsabili di tre diverse e preziosi funzioni

La prima è quella di rendere la curva di trasmissione spettrale della pellicola vicina a quella dell’occhio umano, in modo da tradurre i valori tonali così come vengono percepiti dall’essere umano. Non dimentichiamo che nella fotografia in bianco e nero è già stato tolto il colore, chi guarda una foto in bianco  nero deve, in qualche modo, in base alla gamma tonale di evocare i colori.

La seconda è quella di trasformare in contrasto tonale ciò che l’occhio umano vede come contrasto cromatico.  Un cartello segnaletico rosso che spunta dalla vegetazione verde viene chiaramente percepito a colori dall’occhio umano, perchè è in grado di vedere i colori.

Ma trasformata in un’immagine in bianco e nero non è più così impattante e riconoscibile dall’occhio, può addirittura diventare illeggibile perchè i vari colori potrebbero tradursi sul negativo in bianco e nero in grigi molto simili tra loro. L’uso dei filtri può rendere un colore di un grigio più chiaro o più scuro, dando più tridimensionalità e visibilità all’immagine.

La terza funzione dei filtri bianco e nero è quella di esaltare la separazione tonale all’interno delle lunghezze d’onde trasmesse dal filtro stesso, che ne trattiene una parte  e ne trasmette un’altra. Un filtro molto desueto è il verde ma se inquadriamo della vegetazione il filtro produrrà una più ampia varietà di grigi, schiarendo le varie tonalità verdi del fogliame separando in questo modo la separazione dei toni all’interno della lunghezza d’onda che il filtro stesso trasmette, dando tridimensionalità all’immagine del fogliame.

Là dove uno scatto senza filtro propone un grigio uniforme e indistinguibile, il filtro ne accentua e separa le varie differenze di colore.

E questo vale per tutti i filtri dedicati alla fotografia in bianco e nero.

Nelle immagini è evidente come la zona dello spettro del colore del filtro tende a schiarirsi mentre al contempo tende a scurirsi la zona del colore complementare al filtro in uso.

Se volete migliorare la qualità ed i contrasti delle vostre fotografie in bianco e nero, non potete rinunciare all’utilizzo dei filtri espressamente progettati per le pellicole in bianco e nero. La scelta del giusto filtro dipende dal soggetto e dalla tonalità generale dell’immagine. In base al colore del filtro specifiche aree della fotografia in bianco e nero ottenuta verranno rappresentate in una tonalità grigia più chiara o scura. In generale la regola è che i colori complementari a quello del filtro risultano più scuri nella foto, mentre le parti dell’inquadratura o i soggetti che hanno il colore del filtro stesso vengono  resi con una tonalità più chiara.

10 fm3a articolo attacco ai della Nikon FM3A1080
10 fm3a articolo attacco ai della Nikon FM3A1080

Un filtro non colorato ma strategico. Il polarizzatore. Polaroid, sempre, dovunque, come il cacio sui maccheroni.

Edwin Land, l’inventore di Polaroid, prima di occuparsi della fotografia istantanea si occupò guarda caso proprio dei filtri. Fu lui a inventare il filtro polarizzatore, non necessariamente per impieghi fotografici.

Il filtro polarizzatore impedisce o smorza l’oscillazione del campo elettrico non parallela alla loro asse di polarizzazione.

Il filtro polarizzatore impedisce il passaggio delle onde luminose riflesse dall’acqua o da altre superfici. Grazie a questa proprietà è possibile restituire la trasparenza ad un corso d’acqua illuminato dal sole, che altrimenti apparirebbe bianco o molto chiaro a causa della riflessione della luce. Allo stesso modo, il cielo viene reso più terso e saturo bloccando la luce riflessa del vapore acqueo presente nell’aria. Per massimizzare l’effetto, si deve inquadrare e fotografare avendo il sole di lato.

Per motivi a noi non noti, la prima “commessa” che ricevette la neonata Polaroid arrivò da parte di Kodak: molti fotografi si erano accorti che appoggiando un filtro polarizzato davanti all’obiettivo ottenevano fotografie in bianco e nero con cieli più saturi e più nitide, questo per l’effetto del blocco della luce riflessa dal vapore acqueo presente nell’aria, ovvero dell’atmosfera, così che i fotografi fotografavano come se la Terra fosse priva di atmosfera, come la Luna – pensate alle foto scattate sulla Luna , vi ricorderete che i cieli sono completamente neri – La commessa fu di, se non ricordo male, 1000 filtri, che agli inizi venivano fabbricati a mano, ovvero il film polarizzato veniva fabbricato a mano. E questo è uno dei motivi per cui, anche se il filtro polarizzatore si usa principalmente nella fotografia a colori, per saturare i cieli e annullare i riflessi dalle superfici non metalliche, come le vetrine dei negozi, o i riflessi dell’acqua – pensiamo a  un mare piatto come l’olio, soprattutto, non in tempesta – nella fotografia in bianco e nero scurisce in modo evidente un cielo sereno o parzialmente sereno, senza al contempo assorbire tutta la quantità di luce che assorbe per esempio un filtro rosso nato per il bianco e nero né aumentare il contrasto della scena. Il filtro polarizzatore infatti, è uno dei miei prediletti nella fotografia in bianco e nero. Edwin Land lavorò al progetto dal 1929 al 1938 modificando sostanzialmente il tipo di filtro e soprattutto la sua produzione.

Notate che appoggiandone uno all’altro e ruotandoli si ottiene il blocco completo del passaggio della luce. E’ il principio di alcuni filtri ND a densità variabile di cui parleremo in seguito.

Vedremo in seguito come il filtro polarizzatore abbia dei limiti, soprattutto utilizzato con i grandangolari, ma nel frattempo andiamo avanti con il resto.

Filtro polarizzatore e filtro rosso 25a. Accoppiata vincente

Utilizzando un filtro rosso 25a in accoppiata a un filtro polarizzatore del tipo SLIM ( per evitare vignettature soprattutto usando gli obiettivi grandangolari ), si ottiene il massimo dell’annerimento del cielo, questo naturalmente varia a seconda del tipo di pellicola. Lo vedremo più avanti.

Notate nell’ultimo confronto a sinistra lo scatto senza filtri, a destra con filtro polarizzatore e filtro rosso. Oltre a notare uno scurimento del cielo prossimo allo zero si nota lo schiarimento dei copricavi, che nella realtà sono rossi.

Tipi di filtri per la fotografia a colori

Cominciamo col chiarire che esistono filtri per la fotografia a colori e filtri per la fotografia in bianco e nero.

I filtri per la fotografia a colori – ormai desueti, possono essere o di conversione o di compensazione. hanno cori differenziati che vanno dal blu all’ambra e servono per compensare le differenze di colore tra la luce naturale, la luce artificiale e la pellicola impiegata. Esistono pellicole per luce naturale  e per luce artificiale. La differenza si misura in gradi Kelvin, le pellicole per luce naturale sono tarate per 5600 gradi Kelvin, quelle per luce artificiale per 3200 gradi Kelvin; usando un termocolorimetro si misurano i Kelvin della luce ambiente e, usando i filtri di conversione o di compensazione, si annulla la differenza in gradi Kelvin tra l’emulsione e la luce disponibile, quando necessario.

Attenzione, alcuni filtri ambra sono simile a un colore quasi arancione e possono essere confusi con i filtri arancioni per la fotografia in bianco e nero. Facciamo quindi attenzione a che filtri scegliamo, perché i filtri colore non hanno quasi alcun effetto sulle pellicole a colori.

Nell’immagine un kit di filtri di compensazione – sono più “leggeri” in differenza di gradi Kelvin rispetto ai filtri di conversione, di Rolleiflex.

A seguire due filtri Cokin, quello  a destra è l’80B adatto a convertire le pellicole a 3400°K nei 5600°K della luce diurna, a destra, color salmone, è il filtro 85B che nasce per usare le pellicole per luce naturale da 5600°K in ambiente illuminati con luce artificiale a 3400°K. A seguire un tipico filtro Orange di Marumi per il bianco e nero. Bisogna fare attenzione a non confondere i due filtri: quello di conversione 85B non porta, sulla pellicola bn, ai risultati del vero e unico filtro Orange.

Tipi di filtri per la fotografia in bianco e nero

I filtri più utilizzati sono il giallo medio, l’arancio e il rosso. Questi filtri assorbono una parte dello spettro solare rendendo sul negativo più evidenti i colori complementari, pur tradotti in grigio.

Ma si utilizza anche il polarizzatore, i filtri ND ( Neutral Density ), e i filtri degradanti.

Avete notato nel capitolo precedente che un filtro schiarisce il suo colore corrispondente e scurisce il colore complementare. “Giocando” su questa differenza si va poi a scegliere il filtro più idoneo alla situazione.

I filtri colorati NON  non possono essere sommati, ad eccezione del polarizzatore e del filtro ND in accoppiata con i filtri colorati

I filtri più diffusi sono in vetro ottico, circolari e con un attacco filettato. Se disponete di più obiettivi con diversi attacchi filettati vi conviene acquistare il filtro con l’attacco filettato corrispondente alla circonferenza dell’obiettivo più grade che avete e ridurre il diametro usando dei semplici anelli di raccordo.

Sul mercato esistono diverse marche, quelle tedesche, come B+W, prodotta da Schneider piuttosto che Heliopan, o quelle giapponesi, come Marumi, Hoya,  E poi abbiamo  Manfrotto, che si distinguono per il fatto che sono magnetici,i Nisi, i Lee, senza dimenticare l’americana Tiffen, usata anche in cinematografia e il filtri Cokin

Della maggior parte di questi marchi ci sono i distributori italiani, come Marumi,, Hoya B+W, Heliopan, Cokin, Nisi, Manfrotto, Lee, Tiffen e Heliopan

I Kodak Wratten sono “la madre” di tutti i filtri.

Se aprite questo LINK potrete scorrere l’attuale produzione Kodak Wratten che ammonta a un paio di centinaia di filtri……

Le dimensioni dei filtri standard più comuni per i filtri circolari includono 30,5 mm, 35,5 mm, 37 mm, 39 mm, 40,5 mm, 43 mm, 46 mm, 49 mm, 52 mm, 55 mm, 58 mm, 62 mm, 67 mm, 72 mm, 77 mm, 82 mm, 86 mm, 95 mm, 105 mm, 112 mm 122 mm, 127 mm. Il diametro del filtro ha un aumento costante di 3mm da 43 a 58 mm e di 5mm da 62 a 82 mm.

I filtri, una volta più completi,aonoi filtri in gelatina di Kodak, i Wratten. Delicati, si montano in un apposito adattatore che li rende poi universali per ogni diametro di obiettivo. Sono, anche se non per tutte le nomenclature, ancora disponibili.

Importante dei filtri Wratten è la nomenclatura, che è la medesima riportata da quasi ogni azienda che produce filtri.

Esiste poi una serie di filtri, quadrati o rettangolari, in metacrilato, come i Cokin, i Nisi, i Lee e i Tiffen in grado a loro volta di essere inseriti in un portafiltri e diventare così universali per ogni tipo di obiettivo, usando l’apposito anello di raccordo. Esistono di diverse grandezze per coprire dagli obiettivi dalla circonferenza di poche decine di millimetri  fino agli obiettivi dalla circonferenza più grande.

I filtri proprietari per Rolleiflex

Rolleiflex monta filtri proprietari con attacco a baionetta. i tipi di baionetta e di diametro sono sostanzialmente tre – quattro se aggiungiamo la Rolleiflex Wide e le ultime Rolleiflex prodotte – quindi bay 1, bay 2 e bay3. Più sale il numero maggiore è il diametro del filtro. esistono in commercio degli anelli che trasformano la baionetta dell’ottica da presa Rolleiflex in un attacco filettato per montare i normali filtri filettati circolari.

Heliopan produce attualmente filtri bay 1, 2 e 3.

Il filtro polarizzatore originale Rolleiflex si monta sulla lente da visione superiore, si ruota fino ad ottenere l’effetto voluto, si memorizza il numero che corrisponde al punto rosso di riferimento e lo si posiziona sull’ottica da presa per effettuare poi lo scatto.

Il sistema  a baionetta interna permette di montare il paraluce proprietario esterno, sempre a baionetta. Alcuni filtri hanno una doppia baionetta perchè possono essere montati in serie, altri no.  Con Rolleiflex non si sbaglia mai.

L’ultima immagine mostra la circonferenza dei corrispettivi filtri circolari con attacco filettato per le tre differenti baionetta e gli adattatori per poter utilizzare “comuni” filtri circolari usando questi adattatori, su Rolleiflex. Un’azienda italiana, Il Bussetto, con sede a Milano, ha prodotto una serie di astucci in pelle, alcuni anche più performanti degli originali, per custodire e trasportare sia i filtri che i paraluce Rolleiflex. Vediamo una parte della collezione nella prima immagine Trovate sul mio blog un articolo dedicato sia ai filtri Rolleiflex che ai prodotti de Il Bussetto: https://www.gerardobonomo.it/2018/11/26/rolleiflex-gli-accessori/

I filtri proprietari per Haseelblad

Hasselblad per alcune ottiche monta filtri a baionetta, per altre con comune attacco filettato. Anche in questo caso esistono degli anelli di raccordo. ma è anche possibile acquistare un filtro di diametro maggiore rispetto all’obiettivo e fissarlo con del nastro adesivo di carta intorno alla parte superiore dell’obiettivo. E’ solo una questione di disponibilità e di prezzo.

Heliopan produce attualmente filtri a baionetta per alcuni diametri Hasselblad

Marumi produce anelli di conversione da baionetta Hasselblad a comune attacco filettato.

59 1280 ilford Victor Hasselblad

I filtri proprietari per Leica

Leica adotta per i primi modelli a vite dei filtri che venivano appoggiati sulla lente frontale e stretti con un’apposita vite, poi sono passati ai filtri con attacco filettato. Il problema è che i diametri sono comuni, 39mm, per esempio, ma il filetto, il pitch thread, di solito contrassegnato con una E ( Einschraubfilter che in tedesco significa filtro a vite). A differenza della serie di filtri sempre Leica contrassegnati con un A che vanno invece “a pressione ( A: Aufsteck ). I primi filtri A venivano incastrati intorno al collare della lente frontale. I primi presentavano anche una vite di serraggio. Dal 1952 Leica è passato al ” comune” attacco filettato ma con passo E.E significa che il passo, cioè il pitch thread della filettatura è diverso, si tratta di uno 0,5mm, rispetto ai filtri universali che di solito hanno pitch thread 0,75mm. La maggior parte degli obiettivi Leica prodotti dal 1952 hanno il passo E. Il termine corretto per identificare i vari passi di filettatura è  pitch thread ( tradotto letteralmente in italiano significa filettatura del passo) Bisogna quindi per forza o acquistare i filtri proprietari o filtri di altri brand, come la tedesca Heliopan o la B+W che a catalogo hanno anche i diametri con passo filetto E, quindi 0,5mm. Il passo E, 05mm è comune fino al filtro da 55mm escluso, Anche questo è un E ma con passo filettatura 0,75mm, che è il passo standard della maggior parte dei filtri circolari

Insomma, con Leica, non è il caso di provare a filettare filtri che non rispettino il passo designato dalla casa, si rischia di rovinare non solo il filett del filtro ma soprattutto il filetto dell’obiettivo.

Esistono poi filtri di grande diametro con passo filettatura 1mm

Sia Heliopan che B+W producono filtri con pitch thread E (0,5) per Leica.

  Come sempre, anche in questo caso, con o senza filtri, il paraluce è d’obbligo. E infatti Leica, nel suo manuale di istruzioni della Leica M6 – già il manuale della M6TTL non riporta la frase, dice:

“Tuttavia, qualsiasi superficie di vetro aggiuntiva, come i filtri, può causare bagliori indesiderati quando si fotografa in controluce.Il paraluce rimane un’ottima protezione contro il flare e verso il rischio di ditate sulla lente frontale piuttosto che gocce di pioggia.”

In una parola, Leica dice di usare i filtri ma… di non usarli!

( per l’immagine pubblcitaria ringrazio Pierpaolo Ghisetti di Historical Wetzlar Italia

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I filtri di protezione

Un tempo deputati a questo lavoro erano i filtri skylight e gli UV, che però di fatto tagliavano una banda dello spettro.

Oggi esistono eccellenti filtri di protezione, multicoated, guardando le immagini noterete che non sono tutti uguali, i migliori asservano a criteri antiriflesso molto severi nel campo della fotografia digitale, ma fanno gioco anche sulla fotografia  a pellicola. Io resto del parere che è meglio inserire un “oggetto estraneo” davanti alla lente frontale che rischiare di sporcarla e, successivamente, non voglia il caso, di graffiarla cercando di pulirla. Quando si usano i filtri bianco e nero i filtri di protezione vanno rimossi, innanzitutto perché un doppio filtro rischia di vignettare le immagini specie quelle realizzate con i grandangolari, in seconda battuta perché mettiamo un “corpo estraneo” in meno davanti all’ottica.

Giallo, arancio, rosso, verde.

In fotografia bianco e nero i filtri più usati sono questi.

I filtri sono complementari quindi:

Il filtro giallo schiarisce il giallo e scurisce il blu

Il filtro giallo verde unisce gli effetti del filtro giallo e del filtro verde, ma con contrasti meno accentuati. Assorbe leggermente le radiazioni rosse.

Già un filtro giallo chiaro, o meglio giallo medio  aumenta la visibilità soprattutto nei paesaggi essendo in grado di iniziare a minimizzare l’effetto causato dal pulviscolo atmosferico, migliorando la fotografia panoramica

Il filtro giallo medio, in una giornata serena, ovvero con cielo azzurro anche in presenza di nubi, inizia a scurire il cielo, rendendolo più leggibile nella stampa finale. Un filtro giallo medio assorbe all’incirca 1 stop di luminosità, permette quindi di poter lavorare ancora a mano libera, anche usando pellicole non di alta sensibilità.

il filtro arancio schiarisce l’arancio e parzialmente il rosso e scurisce il violetto e il blu.

Il filtro arancio enfatizza l’effetto del filtro giallo medio, scurendo in modo più marcato il cielo o le porzioni di cielo sereno restituendo un effetto molto più “drammatico” nei paesaggi, soprattutto quelli realizzati con gli obiettivi grandangolari. Di nuovo, lo stacco tra le nubi e le porzioni di cielo sereno risulta ancora più evidente e marcato. Il filtro arancio comincia ad assorbire 2 stop di luminosità; se si lavora con pellicole di bassa sensibilità sarebbe già preferibile l’impiego del treppiedi.

il filtro rosso schiarisce il rosso e scurisce il verde e il ciano,ma soprattutto il blu o l’azzurro del cielo in modo drammatico.

Il filtro rosso è quello che rende gli effetti fin qui descritti nel modo più accentuato. Il cielo sereno può risultare quasi completamente nero nella stampa finale, e lo stacco tra il cielo e le nubi ancora più accentuato. L’assorbimento luminoso è di almeno 3 stop, è un filtro quindi che può essere usato a mano libera solo con pellicole di media/alta sensibilità, soprattutto quando è opportuno non aumentare la luminosità aprendo il diaframma ma limitarsi a usare tempi di posa sempre più lunghi. Il filtro rosso aumenta anche in modo evidente il contrasto dell’immagine e tende a chiudere quasi completamente i dettagli in ombra. Va quindi usato con una certa attenzione per non ritrovarsi poi un’immagine troppo contrastata e con pochi dettagli nelle ombre.

 Il filtro verde schiarisce il verde e il ciano e scurisce il rosso.

Il filtro verde non è impiegato frequentemente. Nei paesaggi tende a schiarire la vegetazione ma se nella composizione dell’immagine oltre alla vegetazione è presente anche una porzione più o meno estesa di cielo sereno, è preferibile utilizzare un filtro giallo, arancio o rosso, per enfatizzare il cielo, piuttosto che privilegiare lo schiarimento e relativa aumentata tridimensionalità della vegetazione.

Come si comportano i filtri su una pellicola colore

Usando una pellicola colore vediamo come rispondono i filtri nativi per il bianco e nero:

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filtro giallo

filtro arancio

filtro rosso

filtro verde

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Come si comportano i filtri nella realtà

Usando una pellicola Rollei Superpan 200 da un lato e una pellicola colore dall’altro, abbiamo confrontato la risposta sia della pellicola colore ai filtri che della pellicola bianco e nero

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Il filtro ND ( Neutral Density )

Il filtro ND è un filtro neutro, che assorbe l’intero spettro luminoso senza lasciare dominanti – che nel bianco e nero sono comunque

I filtro ND servono per usare tempi di scatto molto lunghi di giorno così da trasformare gli oggetti in movimenti in scie di loro stessi – se si muovono verso uno dei lati del fotogamma.

L’acqua di una cascata diventa come un fiume di latte; la risacca sparisce lasciando vedere il fondo del mare, le auto si allungano fino addirittura a sparire dall’inquadratura se vanno molto veloci; stesso effetto per le persone, soprattutto se vestite di scuro, se vestite di chiaro possono lasciare un alone lungo il percorso che hanno compiuto mentre l’otturatore era aperta.

Attenzione all’effetto di non reciprocità: dopo il secondo di posa la pellicola non si comporta più con una progressione aritmetica ma geometrica. Ci sono delle tabelle molto chiare che indicano per le pose lunghe rilevate dagli esposimetri da moltiplicare del dato dell’esposimetro insieme al filtro ND per ottenere l’esposizione corretta, che sarà molto più lunga del previsto. Meglio ancora!

Un filtro ND2 assorbe 1 stop, quindi l’esposizione va raddoppiata

un ND4 assorbe  2 stop,

Un ND8 assorbe 3 stop,

Prendiamo un filtro ND64: l’esposizione va aumentata di 6 stop. Se chiudendo il diaframma a f/22 e con una pellicola a 25 ISO avremmo ottenuto con la luce ambiente un tempo di posa di 1/4 di secondo, con il filtro ND 64 il 1/4 di secondo diventano 16 secondo a cui poi va applicato l’effetto di non reciprocità, ottenendo, pensando che siamo di giorno, un tempo di posa lunghissimo, intorno quasi al minuto di posa.

Qui abbiamo qualche filtro d’esempio della giapponese Marumi che parte da un ND 8 per avere addirittura a un ND 4000 usato di solito per le eclissi solari che arriva ad assorbire ben 16 stop.

Qui potete scaricarvi in PDF la tabella di aumento dell’esposizione per i filtri ND: tabella conversione filtri nd

E qui potete scaricare la tabella dell’effetto di non reciprocità a cui indubbiamente andrete incontro ogni volta che esporrete con tempi più lunghi di 1 secondo; la tabella include alcune, ma non tutte le pellicole in commercio. Se la pellicola che state usando non è nella tabella, utilizzata la versione della pellicola che necessita del maggiore aumento del tempo di posa: 106 schwarzschild-all-nur-zeiten

 

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47 filtri protezione marumi 1024 144
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Il filtro ND ( Neutral Density ) Variable contrast

Eistono poi i filtri ND a contrasto variabile: si usano come i polarizzatori, ruotandoli aumenta il loro coefficiente di assorbimento. Marumi propone fino a un ND Variable Contrast che va da ND 40 a ND 4000.

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47 filtri protezione marumi 1024 144
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Una prova sul campo con la pellicola Rollei Retro 400s

La Rollei Retro 400s Questa è una delle mie pellicole preferite, in quanto lo spettro supera gli 800nm ed è quindi da considerare una pellicola iperpancromatica, molto sensibile, per esempio, al filtro rosso.

Notate la differenza nella risposta spettrale tra la Rollei RPX 100 che si ferma ai 650nm e la Retro 400s, che supera gli 800nm.  E’ quindi una pellicola iperpancromatica e la differenza si nota, eccome, nelle prove successive, soprattutto usando il filtro rosso 25A

Qui di seguito avete le prove realizzate sia senza filtro che con i vari filtri.

la pellicola è stata sviluppata in Bellini Hydrofen, alla diluizione 1+31, con prebagno in acqua a 20°C per un minuto

I risultati della prova della Rollei Retro 400s

Con tutti i filtri usati la differenza rispetto allo scatto realizzato senza  filtro è abissale. Il cielo era molto striato e non è stato quindi possibile enfatizzarlo, come negli scatti precedenti fatti al palo della luce. Il polarizzatore non è riuscito a enfatizzare praticamente nulla, il filtro cheha dato i risultati più scadentiè quello verde. Il filtro rosso è quello che ha dato i migliori risultati, con un netto schiarimento anche del prato in primo piano.

Bucare il pulviscolo atmosferico

Nelle due immagini del paesaggio quella in alto, realizzata senza filtro, non mostra le montagne che erano velate dal pulviscolo atmosferico, quella a sinistra, realizzata con il filtro rosso Marumi Red 25A, mostra chiaramente le montagne sullo sfondo.

Qui di seguito potete osservare le due immagini alla risoluzione nativa.

Nikon FM3A, Nikkor 200mm f/4. No filtro

105 filtri rollei retro 400 red filtro

 

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78 pellicole manfrotto testa tre movimenti junior

Gli accessori indispensabili

Utilizzando un Sekonic Flashmate L 308X, un treppiedi Manfrotto 190 CXPRO4 e la mitica e insostituibile testa Manfrotto X-Pro-Geared-Head, oltre allo scatto a filo, siamo già a a buon puntoSoprattutto con i filtri che assorbono diversi stop il treppiedi è d’obbligo, per evitare il micromosso da un lato, per poter effettuare bracketing senza che l’inquadratura cambi.

Per treppiedi si intende un BUON treppiedi, magari armato di un’ottima testa, come quella a tre micromovimenti qui indicata

Ho già detto che gli esposimetri integrati nelle fotocamere non sono affidabili usati con i filtri, quindi un esposimetro esterno è d’obbligo. Io mi affido sempre al mio Sekonic Flashmate L308x.

Scatto a filo, livella a bolla e un tappo per coprire l’oculare della fotocamera fanno il resto, insieme all’alzo intenzionale dello specchio e a un taccuino su cui riportare, soprattutto dopo i primi esperimenti, le varie accoppiate tempo/diaframma.

Quale marca di filtri scegliere? Quelli indicati nel capitolo precedenti sono tutti validi, alcuni hanno un catalogo più ricco. Sul fatto di scegliere tra i filtri circolari – e la necessità di munirsi di anelli di raccordo o di multipli di filtri – piuttosto che i filtri quadrati o rettangolari che, in base alla loro area si adattano ai diametri di quasi qualsiasi obiettivo, va a gusti.

80 pellicole manfrotto 190
78 pellicole manfrotto testa tre movimenti junior
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Il bracketing

Se è vero che una pellicola in bianco e nero è in grado di incassare più di uno stop di sottoesposizione e più di 4 stop di sovraesposizione, quando si lavora con i filtri l’esposizione deve essere perfetta: una sovraesposizione con un filtro rosso, ad esempio, toglie la trasparenza al cielo sereno che in stampa sarà di nuovo di un grigio sciapo. mantenendo identico il diaframma, lavorando in manuale si useranno differenti tempi di posa, lavorando , per esempio, in priorità di diaframmi, si lavorerà sul comando di staratura intenzionale dell’esposizione. Soprattutto in questi casi è fondamentale che l’oculare della fotocamera sia coperto, con il tappo nero di un portarulli 135 per esempio, per evitare che la luce che si infiltra attraverso l’oculare stari la lettura esposimetrica. In priorità di diaframmi si potrà lavorare solo quando sapremo il reale assorbimento del filtro perchè, come già accennato, l’esposimetro incorporato nella fotocamera non è affidabile.

I dati di scatto vanno riportati su un taccuino in modo da farne tesoro per i rulli successivi. Dopo aver esaminato il negativo sviluppato, grazie al bracketing del rullo precedente potremo sapere qual’è il reale assorbimento in stop di ciascun filtro.

E’ comunque sempre preferibile  lavorare in modalità manuale e non in priorità, anche quando si è riusciti ad addomesticare l’esposimetro incorporato nella fotocamera.

Conclusioni

Mi piace chiudere con un’immagine esemplare dell’importanza dei filtri nella fotografia in bianco e nero, ovvero questo esemplare di Voigtländer Vito del 1939 che aveva un filtro giallo incernierato nell’obiettivo. Questo la dice lunga di quanto da sempre, nel bianco e nero, i filtri, almeno un giallo, siano di importanza fondamentale.

Ripropongo anche le immagini finale di un articolo precedente dove la differenza tra uno scatto – in questo caso in una giornata serena – tra senza e con filtro è abissale. Può non piacere a tutti una saturazione così marcata del cielo, io la trovo assolutamente perfetta.

Da questo articolo si evince come, nella fotografia in bianco e nero, usando gli opportuni filtri, in base al soggetto e alla pellicola impiegata, i risultati cambiano in modo molto marcato; evidenziando tridimensionalità e lettura dell’immagine impossibili senza l’ausilio dei filtri. Io suggerisco sempre di fare uno scatto senza e con il filtro appropriato, così da poter avere un confronto da un lato, e decidere poi in fase di stampa, secondo i gusti personali, se usare il negativo filtrato o l’altro.

Una cosa credo di averla dimostrata: i filtri sono indispensabili e comunque trasformano le nostre immagini, a volte piuttosto piatte, in qualcosa di molto differente.

Buona luce – e buona oscurità ( nella darkroom.. )

Gerardo Bonomo

Alla prossima, quindi, e vi ringrazio per il vostro tempo e la vostra attenzione

Il vostro affezionatissimo, iridescente, senescente, e soprattutto, monopolicromatico, Gerardo Bonomo

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Ringraziamenti

Ringrazio Tresor, distributore italiano dei flltri Marumi

Ringrazio Rinowa, distributore italiano dei filtri Hoya

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