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LA HORIZON 202

La Horizon 202 è stata prodotta dal 1991 fino al 2003 ed è l’evoluzione della Horizont di cui ho parlato approfonditamente qui

Rispetto al primo modello le modifiche sono state sostanziali, sia nel design, che nel materiale impiegato che in una implementazione dei tempi di scatto.

L’angolo di campo

la Horizon, come il modello precedente, monta un obiettivo di focale 28mm. Una focale 28mm, su pellicola 24x36mm, porta a un angolo di campo di circa 76° in orizzontale. L’immagine qui allegata è stata realizzata con un 28mm di focale sul formato 24x36mm.

L’angolo di campo della Horizon 202

Grazie al fatto che l’obiettivo della Horizon è rotante, l’angolo di campo, a parità di focale, passa a ben 120°, sempre sul formato 135, permettendo di ottenere fotogrammi 24x58mm.E si traduce in un aumento dell’angolo di campo di ben il 60% rispetto all’angolo di campo di un normale obiettivo 28mm. Questo significa anche che per la stampa dei negativi è più che sufficiente un normale ingranditore che accetta negativi fino al formato 6×6 cm.

Il confronto

In questa immagine il confronto tra uno scatto realizzato con una normale fotocamera 24x36mm che monta un 28mm e la Horizon 202 è più che evidente. La riproduzione della realtà che si ottiene diventa così estremamente diversa e suggestiva, soprattutto se non si tratta di una normale fotografia panoramica dove il soggetto è uniforme e all’infinito, ma di immagini con soggetti in primo piano.

La Horizon 202, la storia in breve.

 Dopo la dismissione della produzione della Horizont, nel 1989 la fotocamera è stata ripresa da KMZ e rielaborata, soprattutto all’esterno. Questa volta KMZ chiamò la fotocamera Horizon 202. Invece di un case in metallo, l’esterno era ora realizzato in plastica ABS. Il funzionamento interno, tuttavia, non è cambiato molto. Il più grande cambiamento è stata l’aggiunta di una seconda velocità di rotazione del tamburo,  su cui sono montati obiettivo e otturatore con conseguente set aggiuntivo di velocità dell’otturatore. Questo ha consentito di arrivare a 8 velocità di scatto: 1/2 s, 1/4 s, 1/8 s, 1/15 s, 1/30 s, 1/60 s, 1/125 e 1/250 s . In questi ultimi modelli le velocità di 1/15 e 1/30 s sono state eliminate a favore di un meccanismo più uniforme. I tempi di scatto “lunghi” sono fondamentali per poter lavorare con il diaframma completamente chiuso – aumentando la profondità di campo con soggetti in primo piano – anche in scarse condizioni di luce o utilizzando pellicole a bassa sensibilità.

Il tamburo rotante

L’obiettivo da 28mm è montato sulla Horizon su un tamburo rotante che ruotando durante lo scatto permette l’esposizione progressiva dell’intero fotogramma. Nonostante i tempi di scatto siano 6, il tamburo può ruotare solo su due velocità prefissate, una molto veloce, l’altra decisamente lenta. In entrambi i casi a differenziare i vari tempi di scatto è la distanza che la macchina imposta tra le due emisfere del tamburo, creando una fessura più o meno stretta e aumentando o diminuendo in questo modo la quantità di luce che arriverà sulla pellicola. Quando si impostano i tempi di scatti lunghi è preferibile non fotografare a mano libera ma con la fotocamera assicurata a un buon treppiede.

Il selettore dei tempi e i tempi di scatto.

 Preferibilmente a otturatore scarico, impostando il selettore in basso a sinistra sul riferimento giallo si attivano i tempi lenti, quindi 1/2 secondo, 1/4 di secondo e 1/8 di secondo. Col selettore impostato sul riferimento bianco si attivano i tempi veloci, 1/60, 1/125 e 1/250 di secondo. In situazioni estremamente luminose/o usando pellicole ad alta sensibilità in giornate molto luminose è possibile ridurre ulteriormente la quantità di luce che andrà  colpire la pellicola applicando davanti all’obiettivo il filtro ND in dotazione

Il caricamento della pellicola

 Pressocchè identico al caricamento della pellicola della precedente Horizont, è ben spiegato nel video che accompagna questo articolo. Aprendo il dorso della fotocamera, sulla sinistra si notano due barrette di acciaio cilindriche, la prima è fissa, e fa parte della struttura della fotocamera, la seconda, più in basso, nascosta parzialmente dalal prima, è volvente, ed è quella SOTTO la quale va fatta innanzitutto passare la coda della pellicola.

L’avanzamento della pellicola

Dopo aver fatto passare la coda della pellicola al di sotto del primo cilindro volvente si tira la pellicola per circa dieci centimetri e si infila la coda AL DI SOTTO del secondo cilindro dentato. Armando l’otturatore usando la leva di carica la pellicola passerà al di sotto del cilindro dentato fino ad arrivare nella parte destra della fotocamera. A questo punto si piega leggermente verso l’interno la coda della pellicola e la si infila in una delle fessure del rocchetto nero di avvolgimento. Se la pellicola risultasse troppo lassa si spinge verso l’interno il pulsante di riavvolgimento e usando il manettino di riavvolgimento posto sulla calotta a sinistra si tende la pellicola. Non è il caso di “guadagnare” un fotogramma chiudendo immediatamente la fotocamera, si consiglia di far avanzare ancora la pellicola fino ad essere certi che la doppia perforazione abbia ingaggiato la doppia dentatura del rocchetto di acciaio di trascinamento. A questo punto si chiude il dorso, si fa avanzare la pellicola, scattando possibilmente sui tempi più brevi – tutto il lavoro va fatto all’ombra – fino a che nel contafotogrammi non compare il numero 1. Con una normale pellicola da 36 pose, lunga di norma 1,65m si ottengono 22 immagini. Se giunti verso la fine della pellicola si sente una certa resistenza NON FORZARE l’avanzamento anche se il cilindro ha già cominciato a ruotare per mettersi in posizione. Sganciare la pellicola con il pulsante di sgancio e riavvolgere completamente la pellicola nel rullo. Si sconsiglia di lasciare fuori la coda della pellicola così da avere la certezza matematica che la pellicola è completamente esposta onde evitare di riesporla inavvetitamente una seconda volta.

La livella a bolla integrata

La Horizon 202 dispone di una livella a bolla integrata nel mirino che può essere traguardata sia componendo l’inquadratura attraverso il mirino che osservando la fotocamera dall’alto quando posizionata sul treppiedi.A differenza della Horizont, che ha mirino e livella decentrati sulla sinistra del corpo macchina, qui il mirino è al centro e rende più facile la composizione. La messa in bolla è fondamentale per evitare deformazioni prospettiche soprattutto degli orizzonti; le  prime volte non è facile da posizionare ma poi risulta molto facile il suo corretto posizionamento.

L’impugnatura a corredo

L’impugnatura a corredo, che al suo interno alloggia i tre filtri in dotazione, è indispensabile quando si scatta senza assicurare la fotocamera al treppiedi per avere la certezza di non impugnare scorrettamente la fotocamera, trattenendola tra le dita, con il rischio che nell’immagine finale si vedano i polpastrelli. Si suggerisce di accoppiarla allo scatto a filo, anche quando si scatta con tempi veloci, per evitare il micromosso causato dalla pressione direttamente del polpastrello sul pulsante di scatto. La macchina va impugnata saldamente, la rotazione del sensore, soprattutto con i tempi veloci, è molto brusca e rischia di far muovere la fotocamera.

Iperfocale e profondità di campo.

La Horizon 202 non dispone di regolazione della messa a fuoco. Lavora in iperfocale prediligendo l’infinito, come è giusto che sia per una fotocamera, appunto, panoramica. Ma sono molte le situazioni in cui è necessario avvicinarsi e non di poco a un soggetto principale; in questi casi è necessario chiudere il diaframma, osservando la tabella qui riportata che consente, a f/16, di ottenere un’estensione di fuoco da 1 metro fino all’infinito.

Le differenze tra i vari diaframmi e le varie profondità di campo

In alto uno scatto realizzato a f/16 posizionando la fotocamera alla minima distanza di messa a fuoco dal palo, quindi 1 metro; in basso dalla stessa distanza ma diaframmando a f/2.8

Gli ingrandimenti a confronto.

Mentre il fuoco sull’infinito è pressocchè identico in entrambi gli scatti, a f/2.8 il palo posto a un metro di distanza risulta completamente sfuocato. A f/2.8 la minima distanza di messa a fuoco è di 5 metri, ottima per i panorami, non per i soggetti in primo piano. tra f/16 e f/2.8 c’è naturalmente l’ampia scelta di tutti i diaframmi intermedi e relative minime distanze di messa a fuoco.

Un altra situazione: un interno

In alto a f/16, in basso a f/2.8. nelle foto panoramiche in interni l’uso dei diaframmi chiusi è indispensabile.

Un altra situazione: un interno, il dettaglio

A sinistra a f/16, a destra a f/2.8

Come cambia la profondità di campo ai vari diaframmi.

Da f/2.8 a f/16 ecco come cambia la profondità di campo ai vari diaframmi impostati.

 

L’esposizione

Mancando, come per tutti i modelli Horizont e Horizon un esposimetro incorporato, per effettuare una corretta esposizione ci si basa come di consueto su un esposimetro esterno: io qui, come di consueto, ho utilizzato un Sekonic L-308x Flashmate, in modalità luce incidente.

Sul campo: pellicola e sviluppo.

Per la maggior parte degli scatti che corroborano questo articolo ho utilizzato ormai come di consueto la splendida pellicola Rollei Superpan 200 sviluppata in Bellini Hydrofen 1+31 a 20° per 13 minuti. Ho ottenuto una eccellente gamma tonale e un perfetto contenimento della grana.

 

La prova di risoluzione

Come quasi sempre in queste prove, ho appoggiato sul negativo una diottra che a sinistra della croce centrale ha una scala in millimetri, a destra in decimi di millimetro e ho ingrandito un’area ” difficile” dell’immagine, dove è presente vegetazione, molto difficile da risolvere. Il risultato rimane comunque ottimo. Lo scatto è stato realizzato a f/16 per ragioni di profondità di campo, si nota però al contempo una leggera diffrazione, causata appunto dal diaframma chiuso al massimo.

Gli scatti.

Alcuni scatti realizzati nel corso di quasi vent’anni di utilizzo della Horizon testata in questo articolo. Come anticipato, le immagini più interessanti non sono i panorami ma, al contrario, quelle dove c’è un soggetto in primo piano.

Conclusioni

La differenza principale tra la Horizont e la Horizon sta innanzitutto nell’implementazione sui tempi lunghi che permette di lavorare anche in interni con diaframmi molto chiusi mantenendo un’ottima profondità di campo.

Abbandonata da qualche … anno, ho di recente ripreso in mano la Horizon e sono nuovamente rimasto incantato da questo particolarissimo taglio d’immagine che porta lo sguardo quasi in una quarta dimensione. Il modello 202 è reperibile usato sul mercato, per chi invece volesse acquistare il modello nuovo suggerisco la Horizon Perfekt . I tempi arrivano a 1/500 di secondo, mentre il modello che io ritengo perfetto nel vero senso della parola è la Horizon 203, detta anche Horizon S3 Pro che aveva anche la posa di un secondo. presentata nel 2003, la S3 Pro è fuori produzione e va “cercata”. Non è impossibile da trovare, naturalmente usata.

Vi suggerisco, se già non lo avete fatto, di leggere o rileggervi il primo articolo sul mondo delle fotocamere panoramiche, che trovate sul mio sito qui

Il prossimo articolo sarà un confronto sul campo tra la vecchia Horizont e la “nuova” Horizon 202

 

A presto!

Gerardo Bonomo

 

 

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