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Hasselblad: da pellicola a sensore in un secondo.

Con la presentazione della fotocamera 907X 50C CFV II 50C Hasselblad ridisegna il suo standard di compatibilità: da un lato una fotocamera digitale spesso meno di 20 MILLIMETRI con un sensore da oltre 50 MP, dall’altra lo stesso sensore che, staccato dalla fotocamera digitale, è compatibile con TUTTI i corpi analogici Hasselblad. Non potevamo aspettarci di meno dalla macchina prediletta da Nasa. L’ho provata sia in assetto digitale che con il dorso agganciato a una vecchia 500C della fine degli anni ’60, che, naturalmente, con ul dorso A12 e una sana pellicola Rollei RPX 25. I risultati? Lunari…. Buona visione e buona lettura.

Gerardo Bonomo

Cosa c’entra Rolleiflex, adesso?

Rolleiflex c’entra sempre, anche e soprattutto con Hasselblad. Rolleiflex è stata la prima fotocamera di Victor Hasselblad a cui si è ispirato per inventare Hasselblad. Rolleiflex c’entra perchè sia Rolleiflex che Hasselblad hanno dato mandato a Zeiss per la produzione degli obiettivi, L’ottica di base, o meglio unica, di Rolleiflex, mi riferisco al Planar 80mm f/2.8 è ESATTAMENTE lo stesso obiettivo con cui venivano vendute le Hasselblad a pellicola in kit con il magazzino.

Per capire il presente e divinare il futuro, bisogna conoscere il passato.

 

 

 

Leale concorrenza

Il terzo millennio ha fatto dimenticare a gran parte dell’umanità le basi della società stessa: etica, fratellanza, onestà, comprensione, benevolenza, sacrificio, rispetto. Nel 1955 la Hasselblad 500c era già la fotocamera preferita di Walter Schirra cge 3 ottobre 1962 con la missione Mercury-Atlas 8. Hasselblad era sulla rampa di lancio per la conquista della Luna, forse l’evento di marketing non voluto e non pagato che diede più evidenza mondiale a qualsiasi manufatto umano.Nel 1955 era già stata prodotta la Rolleiflex 2.8 D e anche Rolleiflex era all’apice del successo, Paul Franke era mancato nel 1950 e a tenere le sorti dell’azienda c’era il socio di sempre Reinhold Heidecke. Questa foto è mervigliosamte emblenìmatica: i due presidenti di due aziende in concorrenza si fotografano ciascuno con il proprio gioiello tra le maqni, e l’aria è di assoluta leale concorrenza, se non di amicizia.

 

 

 

E le altre?

Leica ha appena presentato, nel 1954, la rivoluzionaria M3

Nikon ha appena presentato la S2, una fotocamera a telemetro con ottiche intercambiabili, “molto” simile alle Leica a telemetro ( per la storia di Nikon potete leggere QUI . Bisognerà aspettare il 1958 per la presentazione della rivoluzionaria Nikon F

Canon ha appena presentato la Canon II F2, di nuova MOLTO ispirata a Leica

Fujifilm non ha ancora prodotto neppure una fotocamera

Agfa ha appena presentata la linea di fotocamera Silette

Voigtländer ha presentato l’anno precedente la Vito II

Zeiss ha già presentato la reflex Contax S

Ferrania aveva già presentato la sofisiticata Astor

Olympus aveva presentato nel 1951 la Flex I, copia della Rolleiflex, e nel 1955 un modello in formato 24x36mm, la wide

Pentax aveva presentato la Asahiflex

Miranda aveva presentato il modello T

Era già nata la blasonatissima e italiana Rectaflex

Anche Exacta ra già sul mercato con dei veri e propri gioielli

Ma possiamo senz’altro affermare che a dominare il mercato professionale erano indubbiamente Leica, Rolleiflex e Hasseblad, in una parola la Germania – e la Svezia – . Il Giappone si limitava a ispirarsi ai prodotti tedeschi, prima di diventare il signore incontrastato della produzione fotografica mondiale.

Di Rolleiflex ci si innamora, di Hasselblad no.

Può sembrare a detrimento di Hasselbad, e invece è vero il contrario.

Rolleiflex è una fotocamera all in one, speso con più lustri di lavoro sulle spalle. E’ tutt’uno con la sua ottica, non intercambiabile, è spartana e severa, ogni matricola è sempre ammantata da un passato probabilmente fantastico, sia essa stata posseduta da un appassionato o da un professionista. Le ingegnose soluzioni per far fronte agli obiettivi non intercambiabili, a cominciare dalle lenti addizionali con seconda lente da montare sull’ottica da presa in grado di correggere la parallasse, al filtro polarizzatore con ghiera numerata che dopo essere stato regolato sulla lente da visione veniva spostato sulla lente da presa; i sofisticati telemetri per rendere la focheggiatura ancora più precisa, tutta la sere di filtri oltre agli aggiuntivi wide e tele, la borsa pronto rigida che ogni volta bisogna cambiare la pellicola deve letteralmente essere lussata per mettere in luce la fotocamera, ne fanno qualcosa di unico e di cui, appunto, ci si innamora.

Hasselblad no. Hasselblad è come il Lego, è possibile avere un corpo macchina degli anni ’60, un magazzino degli anni ’80 e un obiettivo degli anni ’70. Hasselblad ogni volta si compone e si ricompone. Ma Hasselblad ogni volta è all’altezza di qualsiasi situazione fotografica.

Di Hasseblad non ci si innamora, ma, spesso, la si preferisce a Rolleiflex.

 

 

Hasselblad 907X 50C

E’ l’ultima creatura di Hasselblad, una fotocamera mirrorless

907X è il nome del corpo della fotocamera

Il corpo della fotocamera Hasselblad di medio formato più piccolo mai prodotto con un peso di soli 200 g, L 907X è estremamente sottile, leggera e costruita per combinarsi perfettamente con il dorso CFV II 50C, creando la fotocamera digitale mirrorless di medio formato 907X 50C estremamente compatta. Il collegamento del 907X con il CFV II 50C consente di scattare con un’ampia gamma di ottiche Hasselblad, inclusi tutti gli obiettivi XCD e tutti gli obiettivi HC / HCD, sistema V e XPan tramite adattatori.

∫Qui potete scaricare il datasheet

 

CFV II 50C è il nome del dorso

Il dorso digitale CFV II 50C aggiornato è dotato di un brillante sensore CMOS di medio formato da 50 megapixel, calibrato individualmente per prestazioni ottimali, con un’eccezionale profondità di colore, una vasta gamma dinamica di 14 stop e la capacità di catturare immagini JPEG a grandezza naturale nella fotocamera. La tecnologia Hasselblad Natural Color Solution è integrata nel sistema della fotocamera, offrendo tonalità straordinarie e realistiche che corrispondono a ciò che vede l’occhio umano. Ergonomicamente migliorato rispetto al modello precedente, il CFV II 50C ora ha un display posteriore inclinabile e tattile oltre a uno slot per batteria interno, che lo rende un pacchetto ancora più elegante. Come dorso autonomo compatibile con la maggior parte delle fotocamere del Sistema V, il CFV II 50C si combina con il corpo della fotocamera 907X per consentire possibilità ancora più creative.

Qui potete scaricare il datasheet

 

Ma cosa c’entra Gerardo Bonomo, paladino della pellicola con l’Hasselblad 907X ?

C’entra, c’entra

Intanto non è certo la prima volta che parlo di Hasselbald:

Hasselblad. Guida pratica di utilizzo: parte prima.

Hasselblad. Guida pratica di utilizzo: parte seconda.

Hasselblad. Guida pratica di utilizzo: parte terza. Come si carica e si scarica il magazzino A12

Hasselblad. Guida pratica di utilizzo: parte quarta. Lo shooting.

Hasselblad. Guida pratica di utilizzo: parte quinta. Lo sviluppo. ( Con sorpresa finale…)

E in tempi non sospetti, oltre quattro anni fa, ne parlai in questo video, già utilizzando un sensore accoppiato a una Hasselblad meccanica.

Questa non è la sede e non è comunque nelle mie corde parlare di prezzi, anche se i prezzi sono importanti: cominciate a scattare su pellicola in medio formato, magari con Hasselblad, poi, magari, il dorso digitale ve lo porta Babbo Natale…

Conclusioni

Dire che questa commistione tra pellicola e digitale mi sia piaciuta è eufemistico.

Confessa che la fotografia argentica è una battaglia dove non si fanno prigionieri, le insidie sono sempre dietro l’angolo, un innovente backup digitale non guasterebbe, così, tanto per.

Della nuova Hasseblad 907X mi ha sconvolto la leggerezza e le dimensioni contenute, in fondo la macchina la si può considerare il tappo, pur blasonato, del sensore. Non è neppure spiacevole avere anche l’ausilio dell’autofocus, visto che sulle Hasselblad meccaniche la focheggiatura è sempre macchinosa, e quindi, di nuovo, un backup preciso, anche se non è il fine ultimo, non guasta.

Non avrei mai detto che un filtro cieco come un filtro praticamente cieco, come il Francier IR 950 abbia avuto ragione del filtro IR CUT montato sul sensore del dorso CFV II 50C e sia riuscito a 160 ISO, con obiettivo 45mm a f/5,6, in 16 secondi, a ottenere un’immagine PERFETTAMENTE INFRAROSSO.

Sul piano dei risultati pancromatici inutile nascondersi dietro alla pur valida risoluzione della Rollei RPX 25  120 viluppata in Bellini Hydeofen 1+50: le immagini che regala questo dorso provengono da un altro pianeta, ma, ci tengo a precisare viaggiano, devono viaggiare in parallelo con l’inossidabile mondo argentico.

Prima di passare ai saluti desidero ringraziare:

Hasselblad, perchè resiste inisiste, persiste

Fowa, a prescindere

La famiglia Winkler, sempre a prescindere

Roberto Zito de Il Contatto, Torino, senza di lui questo lavoro non sarebbe stato possibile

Felix Bielser di Punto Foto Group Milano per il sostegno chimico/argentico

Giovanni Augusti di Manfrotto per il sostegno reale! ( treppiedi)

Massimo Pinciroli, Apromastore, senza un Sekonic la vita è tenebra insondabile.

Filippo Ballarino di Tresor Genova per i filtri MAURUMI E FANCIER utilizzati in questo articolo

La memoria di Clarence Bicknell, vero artefice di questo lavoro e tutti coloro che lavorano al Centro Internazionale di Studi Liguri e all’omonima Biblioteca  ( Bordighera, Via Romana 39 ) per la costante disponibilità e tolleranza nei confronti dei miei aggeggi infernali. e dei miei fuori orario ( cose mai viste.. )

Un grazie a mia madre e mio padre, a rischio di cadere nel melenso e nella melassa, che mi hanno insegnato a vivere come un buon uomo.

Un grazie a mia moglie CARLA, che da anni sopporta le mie fughe mattutine e a volte anche pomeridiane, dalla spiaggia al MIO albero. Oltre  a sopportarmi  a prescindere.

Un grazie  a voi tutti per la pazienza con cui sopportate la mia prolissità

 

Buon tutto a quasi tutti

Gerardo Bonomo

 

 

Maggiori informazioni sull’orario di visita della Biblioteca – e relativo albero – Clarence Bicknell, Bordighera: cliccare QUI

 

 

 

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